A differenza di maggioranze che si formano dopo il voto, la coalizione di centrodestra si è formata prima, si è presentata agli elettori per avere il consenso necessario per governare senza dover ricorrere ad altre stampelle. I partiti di maggioranza hanno ora il dovere di rispettare la volontà popolare e di evitare di anteporre le proprie pretese particolari all’efficacia dell’azione di governo. I primi segnali non lasciano ben sperare. Lega e Forza Italia, entrambe dimezzate dal voto, pensano già di mettere troppi paletti e di condizionare Meloni ancor prima che il governo nasca. Meloni conosce bene i suoi alleati e i giochetti della politica. Dovrà attrezzarsi, anche in Parlamento, per rendere marginali e controllabili le pressioni improprie degli alleati. L’articolazione dei gruppi parlamentari è, a questo proposito, una variabile strategica, da non sottovalutare.
Non succede quasi mai che il Presidente del Consiglio in pectore abbia circa un mese per organizzarsi, senza affanno, prima che le piombino addosso poteri e responsabilità mai così pesanti, come in questo momento.
Né succede spesso che il Presidente del Consiglio uscente assicuri una transizione dei poteri basata su un inedito spirito di collaborazione tutt’altro che burocratico.
Giorgia Meloni sa dalla notte del 25 settembre che toccherà a lei formare e guidare il prossimo governo che vedrà la luce presumibilmente entro il 20 di questo mese e ci si sta preparando anche con l’aiuto di Draghi che le trasferisce i dossier aggiungendo anche preziosi consigli.
Meloni è ben consapevole della gravità dei problemi che dovrà affrontare: famiglie e imprese in affanno per i costi dell’energia, inflazione al galoppo, rischi di recessione, alcuni in brevissimo tempo. Ha evitato di parlare. Ma le tocca leggere messaggi che vengono dall’interno della maggioranza e che non sono del tutto confortanti.
I numeri del suo successo personale danno a Giorgia Meloni un oggettivo peso politico che i suoi due alleati sembrano sottovalutare. Se è vero, come dicono Pd,5S e Azione, che il Centrodestra è condannato a governare, è anche vero che per governare deve essere compatto ed evitare le continue fibrillazioni cui in Italia sono sottoposti i governi di coalizione.
A differenza di precedenti esperienze, quando le maggioranze si sono formate dopo il voto, questa d centrodestra si è formata prima e si è presentata agli elettori per avere i voti per governare senza dover ricorrere ad altre stampelle. I partiti di maggioranza hanno dunque il dovere di rispettare la volontà popolare e di evitare di anteporre le proprie pretese particolari all’efficacia dell’azione di governo.
I primi segnali non lasciano ben sperare. Lega e Forza Italia pensano già di mettere paletti e di condizionare Meloni ancor prima che il governo nasca.
Meloni conosce bene i suoi alleati e i giochetti della politica. Dovrà attrezzarsi, anche in Parlamento per rendere marginali e controllabili le pressioni improprie degli alleati.
L’articolazione dei gruppi parlamentari è, a questo proposito, una variabile strategica, da non sottovalutare.