Trasformare la sconfitta in vittoria. È il gioco di prestigio tipico dei dittatori in declino. Putin sogna di ricostituire l’Impero della Grande Madre Russia e si accontenta di annettere spezzoni di territorio ucraino di cui i suoi soldati non hanno neanche il controllo. Minaccia fuoco e fiamme contro l’0ccidente e intanto perde per strada il sostegno -a parole- di Cina e India che finora erano state prudenti verso le scellerate mosse del Cremlino. Descrive la sua Russia come più forte che mai, mentre il suo popolo fugge inorridito e l’economia tracolla. Quello di Putin è l’estremo tentativo di raccontare a se stesso e ai suoi Siloviky una fiaba che per i russi è invece un incubo cui devono far finta di credere per non finire in galera.
L’annessione celebrata su una Piazza Rossa trionfante è l’ultimo di una serie di madornali errori commessi dallo zar e lo isolerà sempre più dal resto del mondo. Imporre la politica del fatto compiuto, prendersi territori di altri Paesi con referendum farsa è una pratica inaccettabile per qualunque nazione civile.
Approvare il gesto di Putin significherebbe stabilire un precedente che potrebbe dare adito ad azioni simili di altri Paesi creando uno sconquasso internazionale dagli esiti imprevedibili. Il principio della sovranità territoriale degli Stati membri delle Nazioni Unite è sacrosanto. E grandi Paesi come Cina, India e Turchia non hanno alcun interesse a metterlo in discussione.
Dal 24 febbraio Putin ha arrecato danni gravissimi all’immagine della Russia, un Paese che dopo la caduta del Muro di Berlino stava facendo passi importanti per far dimenticare gli orrori dello stalinismo e di 70 anni di comunismo fallimentare.
Il trauma irrisolto del crollo dell’Impero sovietico sta trasformando Putin nel peggior nemico del suo popolo, colui che arreca le più pesanti umiliazioni alla grande storia della Russia. Ha fallito l’occupazione dell’Ucraina, ha mandato al macello decine di migliaia di soldati inconsapevoli e male equipaggiati, ha autorizzato massacri, torture e violazioni palesi dei diritti umani, bombarda civili e convogli umanitari, ma intanto arretra dai territori che gli eroici patrioti ucraini si riprendono con l’aiuto dell’Occidente.
La già fragile economia di Mosca, fiaccata dalle sanzioni che solo ora cominciano ad essere percepite nella loro efficacia, annaspa e grava sull’ignaro popolo russo. Putin ha spezzato i vincoli economici, basati sul gas, che legavano il suo Paese ad un’Europa fin troppo acquiescente verso la sua prepotenza. Ora la misura è colma. L’ultimo oltraggio che sta arrecando alla Russia è l’uso della retorica nucleare che trasforma il suo Paese in una minaccia per il modo intero.
La ferma risposta degli Stati Uniti, dell’Europa e della Nato suonano come un monito da non sottovalutare. La misura è colma: di fronte all’arroganza, alla sopraffazione non si arretra di un centimetro.
E anche a Pechino non ne possono più di questo clima da gangsterismo internazionale instaurato da Putin, l’opposto della politica prudente e saggia della Cina.