Alle urne per l’elezione del nuovo Parlamento si è recato il 63,91% degli aventi diritto di voto, in calo di circa nove punti percentuali rispetto alle precedenti consultazioni elettorali avvenute nel 2018. Un dato mai stato così basso nella storia repubblicana, che conferma un’affluenza sempre minore degli elettori nell’ultimo decennio.
In particolare, per queste elezioni politiche il dato dell’affluenza è identico per Camera e Senato perché anche il corpo elettorale è lo stesso. A seguito della legge del 2021 che ha modificato l’articolo 58 della Costituzione, infatti, per la prima volta anche i diciottenni hanno potuto votare per eleggere i senatori. In precedenza, invece, soltanto i cittadini che avevano compiuto il venticinquesimo anno di età potevano votare per il Senato. Secondo i numeri del ministero dell’Interno, alle elezioni del 2018 ha votato il 72,94% degli elettori per la Camera e il 73% degli aventi diritto per il Senato. Questa volta, invece, alla chiusura dei seggi, alle ore 23 di ieri, ha votato soltanto il 63,91%. La partecipazione al voto, quindi, continua a decrescere mentre aumenta l’astensionismo.
In base ai numeri, il dato dell’affluenza alle consultazioni di domenica 25 settembre è il più basso nella storia della Repubblica, dal 1948 in poi. Prima ancora del 2018, nel 2013 aveva votato oltre il 75% degli aventi diritto mentre nel 2008 l’affluenza aveva superato l’80%. Per trovare una partecipazione sopra il 90% bisogna tornare ai dati del 1979 mentre il picco massimo dell’affluenza nella storia repubblicana italiana è stato raggiunto negli anni Cinquanta.