Sì all’intelligenza artificiale e alle sue applicazioni in medicina ma è necessario che non diventi un surrogato del medico. A ribadirlo è il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli di fronte al “Board” di esperti, medici, giuristi, giornalisti e filosofi della medicina cui è affidata l’organizzazione del Convegno che il 24 e 25 novembre a Roma, revisionerà il Codice deontologico. “Non vogliamo che questo strumento diventi un’alternativa al medico come è successo in Inghilterra, dove ai cittadini è stato chiesto di scegliere tra un medico e un computer. Noi pensiamo che gli algoritmi, la capacità che il computer avrà di elaborare una serie di dati, possano essere uno strumento fondamentale per il medico. Il computer, l’intelligenza artificiale diventerà un ausilio fondamentale per essere sempre più precisi nella diagnosi e per essere più efficaci nella terapia”, ha spiegato Anelli.
“Il PNRR oggi stima circa 50 milioni di euro per realizzare questo processo di applicazione dell’intelligenza artificiale alla Medicina Generale. Noi non vogliamo una sostituzione del medico, crediamo che il sistema debba aiutare invece il medico a fare ancora meglio la sua attività. Buona parte del board ritiene essenziale che il Codice intervenga ancora di più in modo tale che siano dati ai futuri medici gli strumenti per gestire al meglio il rapporto con i cittadini, la comunicazione, che, come dice la legge, è parte della cura, è essa stessa cura. I medici di domani devono imparare a dedicare tempo al paziente, ad ascoltarlo, a rivalutare la singolarità dell’individuo utilizzando la complessità degli strumenti a disposizione per giungere a una diagnosi e per definire una terapia. Tra questi, ci sarà sicuramente l’intelligenza artificiale”, ha aggiunto.