Ad aiutarci a capire cosa significa essere madri nel mezzo di un conflitto sono alcune donne ucraine che hanno condiviso la propria esperienza su una piattaforma fotografica creata da un regista di Bristol. Il progetto si chiama Eye Mama Project.
Scrive una di loro: “Mio figlio ha capito che stava accadendo qualcosa così decisi di dirgli la verità. Mi ascoltò, poi mi fece due domande: ‘Mamma è vero che non mi lascerai mai solo? Mamma è vero non mi darai a nessun altro?’ Lo abbracciai, rassicurandolo: ‘Figlio mio, ti voglio bene. Ci sarò sempre, sei al sicuro’. In verità, io stessa sto lottando per accettare la realtà”.
Le Nazioni Unite: il tempo sta per scadere
Mentre Putin si diletta con la sua roulette russa, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito solo pochi giorni fa che siamo “bloccati in una colossale disfunzione globale”.
Intervenendo all’Assemblea Generale dell’ONU, ha detto che la comunità internazionale non è “pronta o disposta” ad affrontare le sfide che minacciano il futuro dell’umanità avvertendo i leader mondiali che i progressi sulle grandi questioni sono “tenuti in ostaggio” dalle tensioni geopolitiche, lasciando il mondo “paralizzato”.
Cosa servirebbe per cambiare
Eppure, basterebbe poco per cambiare. Se infatti c’è qualcuno cui per istinto un adulto presta ascolto quelli sono i figli. Si tratta di vissuto quotidiano. Conferma, per esempio, un recente rapporto che circa 9 genitori su 10 affermano che sono i figli a influenzare le decisioni di acquisto.
Per cui, cosa accadrebbe se, per esempio, un genitore decidesse di dare seguito alle preoccupazioni dei propri figli in materia di sostenibilità e inclusione? Dopo tutto, la Generazione Z mette questi temi in testa alle priorità personali.
Meglio tardi che mai
In un interessante studio sul potere del rimpianto, è emerso che ne esiste uno che non lascia scampo a nessuno: l’inazione. A dispetto dell’antico adagio secondo cui “non ho niente di cui pentirmi e se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto in vita”, la verità è che “i rimpianti più frequentemente menzionati dalle persone riguardano cose che non hanno fatto e che vorrebbero aver fatto piuttosto che cose che hanno fatto e che vorrebbero non aver fatto”.
Si tratta del vero tormento per la gran parte di ciascuno di noi prima di passare a miglior vita. E se invece di star fermo quella volta avessi fatto qualcosa? Se fossi andato a trovare quella zia che stava male? E se avessi aiutato quell’amico che quella volta aveva bisogno di me?
A ognuno naturalmente i conti privatissimi con la propria coscienza. Certo è che chi ha tempo non aspetti tempo, soprattutto quando in ballo non ci sono gli anni che restano da vivere, quanto quelli da costruire.