Il 2022 dal punto di vista finanziario (e non solo) non ci ha fatto di certo annoiare: dopo i primi sei mesi, durante i quali il rialzo dei tassi delle banche centrali è andato di pari passo con una forte turbolenza sui listini , durante l’estate c’è stato un forte recupero alternato a nuove e temporanee volatilità. I mercati, che hanno vissuto guerra, inflazione e rialzo dei tassi, in questo momento potrebbero assestarsi intorno ad una “nuova normalità”, che sarebbe (sarà?) grandemente agevolata da un allentarsi dell’inflazione. Inflazione che ha sfaccettature diverse a seconda della sponda dell’Atlantico verso cui ci si rivolge. In USA la componente energetica dell’inflazione sta gradualmente scendendo da un paio di mesi a questa parte, con gli effetti che non sono però finiti in alcuni settori, mentre in Europa, causa soprattutto di un ciclo economico distante da quello Usa e da maggiori contraccolpi del prezzo del gas, l’inflazione sembra essere ancora in rafforzamento.
Abbiamo pertanto 6,3% per l’inflazione core e 8,3% per quella complessiva del paniere dei beni; il consensus di Wall Street aveva come aspettativa l’8,1% per l’inflazione complessiva e il 6,1% per quella core.
Andamento diverso in Usa e Ue
Al di là dei dati, la Fed, anche di fronte a primi segnali di rallentamento dell’inflazione, non cambierebbe orientamento, non prima di avere certezza di una riduzione effettiva dei prezzi. I mesi autunnali saranno cruciali per verificare l’evolversi di questi andamenti, soprattutto, negli USA. Se di dovesse passare da uno scenario di stabilizzazione dell’inflazione ad uno di discesa effettiva, si potrebbe ipotizzare una modifica dell’atteggiamento della Banca Centrale statunitense nei primi mesi del 2023, se non addirittura entro la fine dell’anno in corso. Questo scenario, a detta di molti analisti, potrebbe tramutare questa turbolenta fase di nuova normalità ad una di recupero vero e proprio.
Ad esempio, secondo Richard Flax su Startmag.it, a proposito dell’economia statunitense è ragionevole sostenere che l’economia stia iniziando a reagire a una politica monetaria più restrittiva. Di solito sono necessari diversi trimestri prima che l’impatto dei tassi più alti si faccia strada nell’economia reale ma, secondo l’esperto, si sta evidenziando l’impatto sulle aspettative di inflazione, con il dato di agosto che non ha invertito il trend al ribasso delle aspettative di inflazione a un anno.
In Europa, le tempistiche di un rientro delle dinamiche inflazionistiche dovrebbero essere più dilatate perché rimane il problema legato alle quotazioni del gas. L’Unione Europea non è riuscita ancora a dare una risposta politica univoca sulla possibilità di introdurre un tetto al prezzo del gas e tutto è stato rimandato a ottobre. Relativamente alla BCE, è difficile ipotizzare un cambio di orientamento a breve, perché essa è più indietro nella manovra di rialzi rispetto alla Fed e perché vuole evitare di importare inflazione dal cambio, visto l’indebolimento dell’euro. Va detto, però, che l’inflazione europea risente molto della componente energetica e non è un’inflazione da domanda. Per questo motivo, qualora le quotazioni energetiche dovessero rientrare in maniera significativa, magari per decisioni politiche sul prezzo del gas, l’inflazione europea potrebbe anche scendere più velocemente di quella statunitense
Tra luci ed ombre si deve far strada la razionalità
Un altro aspetto da sottolineare è che proprio per effetto dei rialzi dei tassi attuati dalle Banche Centrali, il livello dei tassi di interesse sui mercati è diventato più remunerativo rispetto a inizio anno. I mercati obbligazionari racchiudono maggiori potenzialità di rendimento rispetto allo scorso anno e possono offrire rendimenti interessanti anche senza assumere dosi eccessive di rischi. In prospettiva, esistono quindi elementi a sostegno degli investimenti nei mercati obbligazionari e azionari, nonostante la volatilità che si potrebbe ancora manifestare. La pazienza è un alleato prezioso per superare le fasi complesse. La storia insegna che alle fasi di ribasso, seguono i recuperi dei mercati. Mantenere un atteggiamento paziente e coerente con l’orizzonte temporale dei propri investimenti consente di neutralizzare l’impatto delle fasi avverse e di consolidare le potenzialità di crescita degli investimenti. In ottica di medio-lungo termine, la diversificazione tra più asset class svolge un ruolo importante nel migliorare la combinazione di rischio-rendimento nel tempo, offrendo una difesa dall’inflazione e dalla conseguente erosione del valore del capitale.