Nessun politico e nessun partito italiano compaiono nelle liste dei beneficiari dei fondi russi. Lo ha riferito ieri mattina, Franco Gabrielli, Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, durante l’audizione immediatamente convocata dal Copasir. Le parole del Sottosegretario di Stato non lasciano dubbi e margini di interpretazione: sulla base dei rapporti redatti da Dis e Aise non esisterebbero riferimenti ai partiti italiani.
A confermare le certezze sull’immunità italiana scende in campo anche Draghi che, ricordando lo scambio di informazioni rassicuranti avute telefonicamente con Blinken, aggiunge: “Successivamente, come riferito da Gabrielli, i vertici dei servizi segreti italiani hanno avuto contatti con gli omologhi Usa e in queste conversazioni l’Intelligence americana, che è diversa dal Dipartimento di Stato e dal Tesoro, ha confermato di non disporre di alcuna evidenza di finanziamenti russi a candidati che competono nell’attuale tornata elettorale”, smentendo così anche le voci riportate dai media su un secondo dossier in mano a Biden dai contenuti segretati. Perché, poi, il presidente del Consiglio abbia voluto specificare “in questa tornata elettorale” non è chiaro.
Perentorio, invece, il presidente del Copasir, senatore Adolfo Urso, che subito dopo l’audizione ha dichiarato: “Sono stati forniti elementi, riguardanti le recenti dichiarazioni rese dall’amministrazione Usa in ordine alle attività di ingerenza russa nei processi democratici di diversi Paesi, dai quali non sono emersi profili concernenti la sicurezza nazionale del nostro Paese”. Caso chiuso, dunque, nessun italiano sembrerebbe sotto ricatto di Putin. Un caso che secondo il presidente del Copasir non si sarebbe neanche dovuto mai aprire, sintomo di una campagna elettorale “eccessivamente aggressiva”.