Rush finale per la campagna elettorale della magistratura, per il rinnovo del Consiglio Superiore della Magistratura. Le elezioni, che si terranno con le nuove regole dettate dalla riforma Cartabia, sono indette per il 18 e il 19 settembre. I magistrati italiani saranno chiamati ad eleggere 20 nuovi Consiglieri, con la novità che molti candidati sono stati sorteggiati e molti sono i candidati indipendenti, ossia non iscritti e non prescelti da una delle tante correnti associative.
Perché sono importanti le elezioni del CSM?
Risponde il Prof. Avv. Antonio Palma, amministrativista, Ordinario di Diritto Romano all’Università Federico II di Napoli (ed attuale Presidente del Poligrafico Zecca di Stato)
“ll CSM è un organo poco conosciuto dal grande pubblico, ma importantissimo e di rilevanza costituzionale, che oltre al compito di autogoverno della magistratura, è organo deputato a garantire i caratteri di indipendenza ed imparzialità della magistratura, che sono un patrimonio di tutta la collettività. Nel corso del tempo, il CSM ha ampliato e di molto la sua funzione, trasformandosi rapidamente in organismo di rappresentanza generale del potere giudiziario. Che questo sia stato un bene od un male non è da discutere, perché è un fenomeno fisiologico che appartiene all’evoluzione propria delle istituzioni.”
Le elezioni sono sempre state demonizzate e quelle del CSM ancora di più dopo i recenti scandali. Il nuovo sistema elettorale potrà liberare la magistratura dal gattopardismo delle correnti?
La composizione del prossimo CSM, sarà determinata da un nuovo meccanismo elettorale per l’elezione dei togati, mentre la scelta dei c.d. laici rimarrà in capo al Parlamento. I candidati indipendenti potrebbero riequilibrare il peso delle correnti. Senza contare che oggi godono di un meccanismo elettorale favorevole, perché mentre chi viene eletto all’interno delle correnti subisce poi per la ripartizione dei resti elettorali, il c.d. scorporo , cioè la sottrazione dei voti ottenuti rispetto ai voti residui, chi si candida al di fuori delle associazioni non subisce questo scorporo e quindi ha la possibilità di essere eletto con un numero minore di voti, sulla base dei valori e dei meriti personali.
Perché i cittadini dovrebbero interessarsi alle elezioni del CSM?
La risposta è semplice ed allo stesso tempo complessa. In primo luogo perché tutto ciò che concerne l’esercizio della giurisdizione non può non interessare ai cittadini , che sono i destinatari del servizio giustizia. Cosa desiderano i cittadini? Che ci sia un giudice competente, imparziale e che eserciti la propria funzione in tempi rapidi. Ebbene tutto ciò che riguarda i meccanismi di formazione dei magistrati compreso i meccanismi concorsuali di accesso e la selezione dei magistrati addetti alla direzione degli Uffici giudiziari, appartiene alla competenza del CSM. Sono note le polemiche e gli scandali degli ultimi tempi sulle nomine dei dirigenti di alcuni uffici. Ma ciò che va detto e che è stato omesso è che il fenomeno è fisiologico. All’interno di una dialettica fra gruppi orientati diversamente, la scelta è normalmente comportata verso persone meritevoli, tranne casi eccezionali. Ma anche in tali casi, compresi quelli che hanno suscitato maggiore polemica e destato maggiore scalpore mediatico, andava detto che il prescelto ha sicuramente quei requisiti di formazione e di cultura idonei a rivestire la carica. Quindi il problema non è tanto nella determinazione dei requisiti di accesso, quanto piuttosto nei meccanismi della comparazione fra meritevoli e non vi è dubbio che in tutti i processi di comparazione è possibile che vi siano anche valutazioni legate alle opportunità. I cittadini non si occupano di alcuni gangli della nostra democrazia, tra cui il CSM, che sono essenziali alla gestione della vita democratica. Preso atto che la vita democratica di un Paese non è solo fatta dal corretto esercizio di tutte le istituzioni di diretta rappresentanza, come il Parlamento ed il Governo, è evidente che sussiste l’interesse dei cittadini. Organi come il CSM, la Corte Costituzionale e tutti i c.d. enti neutrali, in cui si esercita una funzione tecnica, sono fondamentali per l’assetto democratico. Poi è chiaro che in apicibus tutto ciò che è tecnico assume anche rilevanza politica soprattutto quando le scelte incidono sui diritti dei cittadini.
LA PAROLA AI CANDIDATI TOGATI
Abbiamo rivolto cinque domande ai candidati magistrati, intese a spiegare le motivazioni del loro impegno elettorale ed a rinsaldare la fiducia dei cittadini nella corretta gestione della giustizia.
1° Candidato
“Perché si candida al CSM?”
“Mi candido per aver condiviso, con un gruppo di stimati magistrati del distretto di Napoli, un preciso percorso critico rispetto all’attuale associazionismo giudiziario e alla sua insopportabile proiezione dentro il CSM.
Abbiamo costituito un comitato che si scioglie il prossimo 20 settembre e questo comitato ha deciso di presentare la mia candidatura indipendente.
Per chi ha disimparato questo tipo spontaneo e coraggioso di confronto, non sarà facile né comprendere né credere in tutto questo: fortunatamente, la magistratura resta ancora un potere diffuso, capace di ragionare criticamente di tutto, anche quando ciò avviene in modo silenzioso.
Perché si candida fuori dal suo gruppo?
Non sono mai stato iscritto a nessuna corrente. Sono stato un simpatizzante di Magistratura Indipendente a Napoli per circa un anno e mezzo, sino al 2019. Ho deciso di allontanarmi da ogni gruppo associativo e anzi di recedere dall’ANM a luglio 2020. La mia opinione è che dobbiamo prendere atto che un fenomeno storico – quello dei tradizionali gruppi associativi – è giunto a un punto di declino non reversibile: uno stato di insolvenza di libertà, autorevolezza e capacità critica.
Correntismo e gruppi associativi: esiste differenza?
Ovviamente: è la differenza tra fatto e diritto. I gruppi associativi sono espressione di un diritto umano fondamentale, costituzionalmente garantito. L’umanità esprime gruppi e i gruppi, idee. Il “fatto” rivela che quel diritto fondamentale è stato abusato e distorto e ridotto a fenomeno di puro potere autoreferenziale, del tutto fine a sé stesso, sganciato dalla realtà quotidiana della giurisdizione e dell’intera comunità in cui i magistrati vivono e lavorano.
Questa nuova legge elettorale per il rinnovo del CSM ha veramente cambiato il meccanismo rispetto a quello raccontato e demonizzato nel Palamara Gate?
Lo chiamerei non “meccanismo”, ma un processo ben radicato per decidere quasi tutto ciò che passa per le competenze del Consiglio.
Una legge elettorale non può cambiare una mentalità. Il discorso è culturale, evidentemente. La legge però ha reso possibile, con i collegi territoriali e i collegamenti, la presentazione di candidature indipendenti, che non sono la panacea di per sé, ma un’opzione di cambiamento.
I magistrati sono chiamati a una scelta: mantenere le condizioni attuali oppure esprimere la volontà di avviarne la modifica.
Che sfide si trova davanti il nuovo CSM e cosa dovrà cambiare?
Il CSM ha la sfida triplice di: a) applicare a sé stesso una drastica cura dimagrante (produce troppe regole in troppi campi spesso non di sua diretta competenza); b) intensificare in ogni modo la trasparenza della sua azione, la sua controllabilità e verificabilità da parte dei magistrati; c) mettere al centro la giurisdizione e l’indipendenza interna del giudice. E deve saper “ascoltare” la magistratura diffusa che si autogoverna per mezzo del CSM, invece di “governare”, con la complicità di altri poteri, una magistratura percepita come subalterna a vertici di varia natura.
2° Candidato
Perché si candida al CSM con Magistratura Democratica?
La mia candidatura nasce tra gli amici ed i colleghi romani di Magistratura Democratica ed è stata varata prima dall’assemblea romana e poi da quella nazionale di MD. Non ho voluto sottrarmi, dopo trent’anni di impegno negli uffici, nei Consigli Giudiziari, nell’ANM, nel gruppo , al compito di tentare di ridare credibilità al governo autonomo, sia davanti ai cittadini che ai colleghi.
Non certo perché mi ritenga indispensabile, ma proprio perché credo di poter mettere a disposizione una esperienza arricchitasi proprio dal pluridecennale confronto del miglior associazionismo giudiziario, certo non solo di MD. Per difendere e rilanciare il governo autonomo, che è il classico bambino da salvare buttando l’acqua sporca di certe degenerazioni. Gli assetti costituzionali della giurisdizione sono gli ultimi ad avere colpe nelle disfunzioni della giustizia: sono assetti sotto attacco, da difendere come tuttora i migliori per l’ordinamento giudiziario di un Paese democratico.
Correntismo e gruppi associativi, esiste differenza?
Differenze esistono tuttora, eccome.
Sono differenze che derivano da diverse sensibilità politico-istituzionali, chi le vuole approfondire può trovarle nei programmi e documenti disponibili in siti e documenti congressuali. Non sono “ideologiche”, come spesso si dice. Ma sono di diverso approccio ai problemi della giustizia.
La grande differenza: per Magistratura Democratica, come sempre nella sua piccola storia: il rifiuto delle logiche burocratiche e soprattutto corporative: i problemi della giustizia non vanno affrontati “dal punto di vista dei magistrati”, ma dal punto di vista della migliore efficienza e qualità della giurisdizione, in vista della migliore tutela ed espansione dei diritti e del controllo di legalità dei poteri pubblici e privati. In Magistratura tornano a essere diffuse logiche chiuse sul nostro mondo, che guardano al nostro ombelico, che rifiutano ogni apertura al mondo esterno ossia a quei cittadini nel nome dei quali emettiamo sentenze.
Questa nuova legge elettorale per il rinnovo del CSM ha veramente cambiato il meccanismo rispetto a quello raccontato e demonizzato nel Palamara Gate?
In Csm non si pone una questione di “governabilità”, ma di piena rappresentanza delle diverse sensibilità politico-culturali che è normale esistano in un corpo di professionisti intellettuali come la Magistratura.
In tal senso era preferibile una legge totalmente ad effetti proporzionali.
È invece una legge elettorale per tre quarti ad effetti maggioritari, per un quarto proporzionale. Frutto di compromesso tra logiche contrastanti.
Dai possibili effetti in concreto i più diversi, a seconda della “tenuta” delle aggregazioni associative “storiche”. Con rilevanti criticità in particolare in punto di tutela della rappresentanza di genere e di una piena rappresentatività del pluralismo, perché potrebbe produrre due grandi blocchi di componenti a scapito dei gruppi minoritari.
Ma nel contesto politico in cui è stata approvata resta positiva espressione da un lato del rifiuto del sorteggio quale criterio base nella selezione dei candidati così come di sistemi maggioritari “puri”, e dall’altro della volontà di garantire comunque la formazione di un Consiglio Superiore sufficientemente pluralista.
Il meccanismo è in ogni caso molto diverso da quello che ha favorito il monopolio dei gruppi nella selezione delle candidature, che non per nulla sono 87 per 20 posti e non più quasi corrispondenti al numero dei componenti da eleggere, come in passato.
Che sfide si trova davanti il nuovo CSM e cosa dovrà cambiare?
La sfida che assorbe tutte le altre, la madre di tutte le sfide, è quella di ricreare un clima di fiducia intorno alla magistratura. La fiducia dei cittadini (non il consenso, che è una cosa diversa) per i magistrati è uno strumento di lavoro. L’occasione c’è: il nuovo CSM non dovrà certo occuparsi prioritariamente delle nomine dei direttivi: dovrà affrontare problemi epocali. In applicazione della riforma Cartabia, dovrà riscrivere diverse circolari su tutti gli aspetti dell’ordinamento giudiziario, dovrà affrontare la tendenza alla gerarchizzazione degli uffici e quella ad una efficienza tarata solo sui numeri, sui quantitativi di processi “smaltiti” e non sulla qualità della giurisdizione, dovrà affrontare i problemi connessi all’allocazione delle risorse del PNRR non lasciando al Ministero decisioni selettive che potrebbero far pesare troppo sul giudiziario le scelte politiche del potere esecutivo, dovrà affrontare la definitiva informatizzazione delle procedure di lavoro facendo sì che le nuove tecnologie si plasmino sul lavoro dei magistrati e lo rendano più efficiente , evitando che sia il lavoro dei magistrati a doversi plasmare sulle esigenze della tecnologia togliendo autonomia organizzativa al nostro lavoro. E tutto questo dovrà essere fatto con maggiore trasparenza, e nel più ampio confronto con i cittadini, con l’Avvocatura, con l’Università.
3° Candidato
Perché si candida al CSM?
Sono in magistratura da 25 anni ed opero presso la Corte di Cassazione da dieci. In particolare, lo scorso 14 settembre sono entrato nel mio sesto anno di esercizio delle funzioni di consigliere, dopo aver prestato servizio presso l’Ufficio del massimario e del ruolo. Ritengo, dunque, di poter offrire un contributo all’attività consiliare frutto di un’esperienza ampia, diversificata e consolidata, alla quale non è estranea neppure la materia dell’ordinamento giudiziario, avendo in passato anche operato quale assistente di studio presso la Corte costituzionale. Ho maturato, inoltre, nell’ultimo decennio, una particolare conoscenza della materia disciplinare, per aver assistito più di una cinquantina di colleghi.
Perché si candida fuori dal suo gruppo?
Per due ragioni. Innanzitutto, per proporre la mia storia professionale direttamente a tutti i colleghi italiani, saltando ogni intermediazione. Nello spirito della nuova legge elettorale, che limita – sebbene in modo ancora timido e incompleto – il peso degli “apparati” correntizi. In secondo luogo, perché lo statuto del mio gruppo associativo, magistratura indipendente, è divenuto, nel contesto della “riforma Cartabia”, del tutto obsoleto, rimettendo, di fatto, la designazione dei candidati alla volontà dei segretari distrettuali, specie delle Corti di Appello più grandi. Se si vuole mantenere, all’interno dei gruppi della magistratura associata, la scelta dei candidati al CSM, occorre che il voto degli iscritti – come è regola generale, quando riguarda persone – sia libero, segreto e, soprattutto, “eguale”.
Correntismo e gruppi associativi: esiste differenza?
È la stessa che passa tra i partiti – indispensabili al funzionamento della democrazia, secondo il dettato dell’art. 49 della Costituzione – e la partitocrazia. I gruppi associativi sono – o meglio, dovrebbero essere – luoghi, innanzitutto, di riflessione culturale, strumenti per l’elaborazione di politiche della giurisdizione, nel contesto di una società pluralista, qual è quella scaturita dal disegno, nuovamente, dei costituenti del 1948. Il correntismo è, invece, il prodotto della loro degenerazione in veri e propri centri di potere.
Questa nuova legge elettorale per il rinnovo del CSM ha veramente cambiato il meccanismo rispetto a quello raccontato e demonizzato nel Palamara Gate?
Si tratta, come dicevo, di un primo passo. Ma resta ancora molto da fare per contrastare, non le correnti, ma le loro nomenclature, che continuano ad operare secondo un meccanismo consolidato e ormai palese a tutti. Il “cursus honorum” per accedere al CSM resta, purtroppo, sempre lo stesso. Si parte dal comitato direttivo centrale dell’Anm (quello che i giornali chiamano, forse non a torto, il “Parlamentino” dei magistrati), passando, magari, per il ruolo di segretario generale di una corrente, per approdare, finalmente, allo scranno di consigliere superiore.
Che sfide si trova davanti il nuovo Csm e cosa dovrà cambiare?
Vi è necessità di dare attuazione a molti dei principi enunciati dalla “riforma Cartabia”. Penso, soprattutto, alla previsione relativa all’applicazione della legge sul procedimento amministrativo, per quanto compatibile, alle procedure per il conferimento degli incarichi di direzione degli uffici giudiziari. Norma, questa, di grande importanza, perché supera finalmente l’incertezza – di cui è testimonianza la varietà di opinioni espresse in dottrina e nella stessa giurisprudenza amministrativa – che ha circondato la natura di tali atti, ora ritenuti provvedimenti di alta amministrazione, ora, invece, assimilati ad atti di “politica giudiziaria”, con pretesa di sottrarli al sindacato del giudice amministrativo. Il consiglio sarà chiamato, dunque, a limitare la propria discrezionalità, rendendo trasparenti, oggettive e – soprattutto – “prevedibili” le proprie scelte, proprio perché espressione solo di discrezionalità tecnica. È questa la sfida più importante, perché il CSM torno ad essere la casa dei magistrati, non il “palazzo” delle correnti.