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Fondi russi. Domani la riunione del Copasir

Polemiche roventi tra i partiti che negano in modo netto di essere coinvolti nella vicenda
giovedì, 15 Settembre 2022
1 minuto di lettura

Nessun partito italiano ha preso soldi da Mosca. Così risulta finora. “Ma le cose possono cambiare” aggiunge il presidente del Copasir Adolfo Urso dagli Stati Uniti.

Una precisazione che non fa stare tranquilli. Questa vicenda suona come una forte controffensiva di Washington per arginare i numerosi e spesso palesi tentativi di Mosca di ingerirsi nella politica di Paesi occidentali. L’operazione-verità degli Usa è opera meritoria. I cittadini-elettori hanno il diritto di sapere se le persone politiche di cui si fidano e per cui votano lavorano per l’interesse del proprio Paese o sono traditori che fanno interessi di Stati per giunta ostili alle nostre democrazie e alle nostre alleanze internazionali.

Stavolta non siamo di fronte ad una wikileaks qualsiasi. I documenti raccolti in 8 anni dall’intelligence americana dovranno essere messi a disposizione dei Paesi coinvolti e vedremo quali saranno le prove e non solo gli indizi sommari. L’operazione “follow the money” non è molto semplice quando sono coinvolti direttamente Stati e servizi segreti.

I rubli servono a foraggiare e tenere sotto scacco partiti di Paesi democratici che agiscono come quinta colonna di Mosca per destabilizzare le democrazie e per indebolire la politica estera filo atlantica. Il modo in cui arrivano non è certo attraverso bonifici bancari tracciabili. Più il denaro è sporco più l sue strade sono lastricate di astuzie diaboliche.

Per tenere a libro paga un partito non è necessario far affluire i soldi direttamente nella sua tesoreria che peraltro è tenuta alla trasparenza,. Ci sono mille altre modalità, come finanziare attività collaterali alla politica, centri studi, fondazioni, think thank, perfino sagre, attività non politiche ma private di dirigenti politici. I canali attraverso cui far affluire il denaro sono infiniti e passano anche anche attraverso società finanziare, scatole cinesi paradisi fiscali. Insomma una potenza come la Russia non agisce con leggerezza quando si muove su questo terreno minato .Magari i beneficiari possono essere un po’ sbadati ma i finanziatori sono molto attenti e non farsi scoprire.

Aspettiamo di vedere le carte senza creare mostri prima del tempo. Ma una cosa deve essere chiara: stavolta nessun insabbiamento e nessun porto delle nebbie. Se qualcuno si è venduto per un pugno di rubli deve pagare. Pesantemente.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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