Si estende la fascia del disagio sociale con una proiezione che si prolungherà fino al 2023. È la previsione fatta dall’Ufficio Studi Confcommercio, che si basa sui nuovi dati di luglio che indicano come continua a crescere l’indice del disagio sociale spinto dalla crescita senza freni dell’inflazione.
Si amplia il disagio sociale
I dati della ricerca della Confcommercio indicano un valore di 17,5, in aumento di un decimo di punto sul mese precedente. Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio, “è presumibile che nell’ultima parte del 2022 e nei
mesi iniziali del 2023 l’area del disagio sociale continui ad ampliarsi”, calcola la Confcommercio, “poiché appare improbabile un rientro a breve delle tensioni inflazionistiche e, al contempo, crescono le probabilità di un peggioramento del quadro economico generale, con conseguenti effetti sul mercato del lavoro”.
La crescita degli inattivi
La Confcommercio segnala anche il ridimensionamento di un decimo di punto rispetto a giugno dell’indice di occupazione. Il dato è sintesi di una riduzione degli occupati (-22mila unità su giugno) e del numero di
persone in cerca di lavoro (-32mila unità in termini congiunturali). “A questa evoluzione”, osserva la Confederazione, “si è associata, una crescita degli inattivi (+54mila unità su giugno). A luglio i prezzi dei
beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione annua dell’8,7% in risalita rispetto all’8,4% del mese precedente”.
Agosto l’impatto degli aiuti
Nell’analisi dall’Ufficio studi della Confcommercio c’è una previsione in miglioramento per il mese di agosto dovuto sostanzialmente all’attenuarsi della corsa dei prezzi e all’intervento degli aiuti di Stato.
“I primi dati di agosto indicano una moderata tendenza al rallentamento di questa dinamica”, spiega l’Ufficio studi della Confederazione,“ evoluzione attribuibile in parte al ridimensionamento dei prezzi
registrato per i carburanti. Alla luce delle tensioni che attraversano i diversi mercati difficilmente il dato di agosto può essere letto come l’inizio di una fase meno espansiva”, conclude la Confcommercio, “dei
prezzi dei beni e dei servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza”.