Segnali negativi per il lavoro. Ad impattare sulla ripresa del post pandemia, l’emergenza dei costi dell’energia, l’aumento delle spese delle materie prime e la crescita dell’inflazione. Tre problemi che ne hanno innescato altri tre nel mondo del lavoro. L’Istituto nazionale di previdenza ha fatto sapere che le richieste di Cigs – nei primi sette mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo 2021 – sono salite del 45,65%. Un vero record. Il secondo problema sono i 22 mila posti di lavoro in meno di giugno. A segnalarlo il bollettino Excelsior, dell’Unioncamere-Anpal, diffuso l’8 settembre scorso che sottolinea come il segno meno degli occupati è il primo dato negativo che arriva da agosto 2021. Inoltre l’intera produzione inizia a risentire della guerra in Ucraina. Una frenata che pesa sul mondo del lavoro.
Le “chiamate” disattese
Nel bollettino dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, si riferisce che le imprese prevedono di assumere per il prossimo trimestre circa 1 milione 4 mila di lavoratori, oltre 44mila in meno rispetto al lo stesso trimestre del 2021. In termini percentuali si tratta di un meno 3 per cento. Un segnale anche questo che va in direzione opposta alla tanto attesa ripresa. A chiedere un intervento immediato è la Cisl. Nei giorni scorsi il sindacato del segretario Luigi Sbarra ha sollecitato il Governo Draghi di prevedere, “con urgenza”, una nuova dose di Cig scontata per le imprese.
Dove cala il lavoro
I dati negativi si registrano in particolare nel manifatturiero del made in Italy che segna un meno 3,4%, pari a un calo di 42.540 posti di lavoro. Poi ci sono i settori che hanno picchi più elevati. L’Anpal, indica le aziende della carta, cartotecnica e stampa con meno 14,6%; quelle meccaniche con meno 19,9%; le attività metallurgiche con un pesante meno 25,6%; le difficoltà del tessile, abbigliamento, calzature con una caduta del 31,2 per cento. In un contesto negativo anche le attività che ruotano attorno al mondo dei servizi con meno 3,7% di ingressi di lavoratori. A conti fatti le assunzioni preventivate scendono del 33%. Un dato controcorrente invece arriva da quello delle costruzioni, che segna un più 30,4% a conferma dell’uso degli incentivi previsti per il settore edile.
La crisi delle professioni
Altro capitolo di una profonda difficoltà del mercato del lavoro è la mancanza di figure professionali da assumere. Un vero problema nel problema.
Il “mismatch” ovvero il mancato incontro tra domanda e offerta non avviene per una buona parte delle figure professionali.
A settembre, sempre secondo il bollettino Excelsior, la percentuale di “introvabili” ha raggiunto un nuovo picco, sapendo al 43,3%, in altri versi di 7 punti in più rispetto a settembre 2021, quando il mismatch tra domanda e offerta di lavoro riguardava il 36,4% dei profili ricercati. È il terzo segnale che il mondo del lavoro ha necessità di riforme.
Dove manca il personale
Le maggiori difficoltà nel reclutamento del personale riguardano soprattutto gli operai specializzati. La quota è salita al 56,8% di figure professionali difficili da reperire; la carenza è evidente in tutti i settori delle professioni tecniche. Stando agli approfondimenti i primi due motivi del mancato allineamento tra domanda e offerta sono la forte carenza di candidati, e a seguire, preparazione non adeguata all’incarico da ricoprire.
Le nubi che si addensano
“È evidente dalle previsioni Excelsior”, evidenzia il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, “che il sistema produttivo sta accusando un certo rallentamento legato alla crisi energetica e a un inevitabile atteggiamento di maggior cautela delle aziende. Un rallentamento che considererei quasi fisiologico in un contesto di incertezza e che sta colpendo soprattutto alcuni settori manifatturieri ed il commercio, mentre altri comparti, come le costruzioni, confermano andamenti positivi”.
“Il vero problema”, spiega il presidente di Unioncamere, “in questa fase, è l’impennata dell’inflazione, che riduce il potere di acquisto sulle famiglie. E, insieme a questo, la difficoltà sempre molto elevata delle imprese di trovare le giuste professionalità da inserire in azienda. Un nodo che ha molte origini, tra le quali la denatalità e il non adeguato collegamento tra formazione e mondo imprenditoriale, sul quale occorrerà intervenire”.
Lavoro metà sarà precario
Dopo il voto il nuovo Governo avrà davanti una situazione difficile che non sarà facile rimettere in carreggiata. Il tema da affrontare è la formazione e il lavoro stabile ben remunerato e che dia sicurezza. Significa mettere mano ad una riforma che è rimasta ancora in agenda e nelle promesse dei Governi passati. Ancora i numeri del bollettino Excelsior illustrano il momento di difficoltà e di incertezza che le aziende stanno vivendo. Per settembre si prevedono 524 mila 240 assunzioni; ma di queste 269mila saranno a tempo determinato, pari al 51,4%. A seguire, ma più distanziati, contratti a tempo indeterminato, in somministrazione, e apprendistato. La spirale negativa è anche questa. Lavoro instabile per cui spesso può essere più facile non prepararsi adeguatamente e rinunciarvi ed entrare nelle fila dei bonus di assistenza.