mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Il Cittadino

Regina di donne

L’evoluzione più incredibile, una autentica rivoluzione anzi, durante il mio percorso terreno (coincidente all’incirca col regno di Elisabetta II – già sul trono da un anno, quando nacqui – più gli ulteriori anni che Dio vorrà ancora concedermi) è stata quella della donna.

Credo di averlo già scritto, ma giova ripeterlo: il ruolo conquistato dalla donna, il cambiamento della sua posizione nella famiglia e nella società, la coscienza del suo corpo e la conquistata libertà sessuale derivata dalla possibilità reale della contraccezione, non hanno, per la velocità con cui il tutto è avvenuto, un eguale nella storia dell’umanità.

Tra mia madre, nata poco dopo la fine della Grande Guerra, e le diciottenni di oggi c’è una diversità assoluta, molto più grande dei cento anni di differenza. È pur vero che le differenze generazionali sono molto più importanti addirittura di quelle ideologiche. C’era una maggiore differenza – per riferirmi al periodo delle tensioni sociali acerrime degli anni sessanta-settanta – tra un comunista di settant’anni ed uno di venti, che tra lo stesso comunista di settant’anni ed un missino suo coetaneo.

Così il racconto di storie passate potrebbe risultare addirittura non credibile alle millenial di oggi.

Se dicessi loro che nel 1980, alla fine del mio matrimonio, il prete, ridendo mi disse «dove vai senza questo?» e mi consegnò il certificato di matrimonio, senza il quale non avremmo avuto accesso negli alberghi rispettabili? Ci si sposava anche per questo: anche semplicemente per poter stare insieme, per potersi vedere senza cantare “Io, mammeta e tu”.

Il movimento femminista è stato importante, un acceleratore. Ma era la società tutta che si evolveva, sviluppandosi attorno alla donna, sempre più cosciente del suo ruolo: fino alla evoluzione piena ed inarrestabile, una volta caduto il tabù sessuale (“Porci con le ali” e “Paura di volare”, i manifesti).

Ma perché ciò avvenisse – non lo si pensa mai – è stato necessario rimuoverne la causa: che era data dalla certezza della paternità, dal terrore dell’uomo di un figlio non proprio, di un “bastardo”: cioè fuori dalla famiglia, che era la massima ingiuria riferibile ad una persona fino a parecchio tempo dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Da qui – da tale necessità di certezza della consanguineità – il mito della verginità, l’ostensione del lenzuolo insanguinato al balcone degli sposi dopo la prima notte di nozze. Ma anche la “pubblicità” cui erano sottoposti i regnanti, la partecipazione di una numerosa corte a funzioni intime e gli spettatori presenti al parto della regina consorte: perché si doveva essere certi del legame di sangue tra il Re ed il suo successore.

In alcune monarchie più illuminate la successione, però, avveniva anche in linea femminile. Tale la monarchia britannica, che ci ha dato esempi importanti di donne che hanno esercitato effettivamente il potere, nonostante il loro sesso. Dai Tudor in poi la storia annota una Maria I (1553-1558), Elisabetta I (1558-1603), Maria II (1689-1694), Anna (1707-1714) e la mitica Regina Vittoria (1837-1901), trisavola di Elisabetta II, che l’ha sostituita nella mitologia monarchica.

Donne che hanno potuto regnare con pienezza, perché, lo ripeto, il problema non era il genere, ma la certezza della paternità: che veniva meno allorché il sangue da garantire era quello della madre, non quello del padre. Mater semper certa, con tutto quello che consegue sul piano pratico, quando l’erede al trono è tale perché ha il sangue della madre, non per il padre.

Naturalmente prendete queste mie considerazioni cum grano salis: non sono uno storico, non sono un sociologo, ma solamente un curioso spettatore della vita, che ha la fortuna, grazie a questa rubrica, di poter esternare in libertà le sue emozioni.

Persino la Regina Isabella, sia pure nel rigoroso formalismo che il suo ruolo le imponeva, ha impersonato la donna moderna e la sua evoluzione: contemporanea delle millenial per almeno i primi vent’anni della loro vita; e le millenial stanno guardando a lei da ogni parte del mondo.

Elisabetta II, due giorni prima di morire – quasi centenaria ma in piena attività – ha compiuto il suo ultimo atto da sovrana, nominando la nuova Premier Inglese, la conservatrice Liz Truss.

Altra donna che ben impersonifica questa evoluzione femminile, che tiene testa agli uomini.

Così che Piero Sansonetti – sempre intelligente ed aperto – si è chiesto: conservatrice la Truss, la Thatcher; ora la Meloni, probabile nuova leader d’Italia; ma perché la sinistra (o i progressisti in generale) non riescono ad esprimere una leadership al femminile (Hillary ci ha provato, ma è stata sconfitta)?

Se mi permettete azzardo io una riposta: perché una donna che ha avuto la forza di imporsi in un mondo che è ancora molto maschile, non può essere inquadrata in un’ideologia ed è di per sé un’avanguardia.

Tutt’al più si potrebbe rigirare il quesito sul genere maschile e su chi abbia più preconcetti sulle donne, se il mondo così detto conservatore o quello così detto progressista.

Si potrebbero avere risultati a sorpresa.

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