Secondo la Commissione Europea “un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale delle imprese è sempre più importante per la competitività. Esso può portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane, capacità di innovazione, salute totale dei lavoratori (TWH) e benessere collettivo”.
Filomena Maggino, docente di Statistica sociale presso il Dipartimento di Scienze statistiche, presidente della Cabina di regia Benessere Italia, organo di supporto tecnico-scientifico al Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché coordinatrice della commissione bilaterale sul Benessere integrale, istituita tra la Santa Sede e lo Stato italiano, al fine di cooperare sui programmi accademici e culturali per promuovere un autentico benessere integrale della persona è convinta che un’agenzia di Rating sulla qualità della vita possa valutare e stimare l’affidabilità di imprese anche in materia di responsabilità sociale.
“Oggi il tema realmente significativo nel contesto politico e non solo, è quello di puntare su strumenti in grado di promuovere benessere collettivo. Abbiamo già visto tutti i limiti di un modello di sviluppo esclusivamente basato sul Pil, il cui valore cresce anche in assenza di benessere diffuso”. Così afferma in una nota la Maggino.
“La crescita del Pil – continua la docente – deve diventare non più il fine da perseguire, ma solo uno strumento che, insieme ad altri, possa contribuire all’obiettivo di migliorare la qualità della vita umana. Come noto, a livello internazionale, esistono molte agenzie dette ‘di rating’ che valutano e classificano i Paesi sulla base di parametri strettamente finanziari ed economici, a volte anche condizionando pesantemente le decisioni dei governi nazionali”.
Maggino poi aggiunge: “Sarebbe opportuno, perciò, promuovere la creazione di un’agenzia di rating focalizzata sul livello di qualità della vita, affiancando così agli esercizi già realizzati di valutazione strettamente finanziaria e quantitativa, una analisi più qualitativa. Tali valutazioni saranno necessariamente più sistemiche e terranno conto della multidimensionalità e complessità della realtà”.
E “mentre le tradizionali agenzie di rating del credito traggono profitto dall’emissione di giudizi sulla capacità di rimborso dei Paesi che emettono prestiti obbligazionari (giudizi che vengono adottati dagli investitori per stimare il rischio dell’investimento e le possibilità di eventuali default), una agenzia nazionale di rating sulla qualità della vita elaborerà delle valutazioni complessive che consentiranno di individuare i ‘segnali’ di eventuali ‘default’ intesi come, per esempio, ‘condizioni di deterioramento del tessuto sociale di una nazione’, attraverso i ‘sensori’ rappresentati dagli indicatori che superino la logica del Pil come indicatore unico di valutazione. In questa prospettiva i principali utilizzatori dell’Agenzia dovrebbero essere i cittadini ma anche pianificatori, amministratori, politici”.
L’impresa sostenibile è attenta a tre fattori:
- Fattore ambientale (Enviromental): che considera i rischi legati ai cambiamenti climatici e quindi attenta alla riduzione delle emissioni di CO2, all’efficienza energetica, all’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali (es. acqua), che adotta politiche contrastanti all’inquinamento dell’aria e dell’acqua e allo spreco delle risorse naturali e alla deforestazione.
- Fattore sociale (Social): che include politiche qualitative per l’ambiente di lavoro, per le relazioni sindacali, per il controllo della catena di fornitura, oltre che attenta alle diversità di sesso, abilità ed età, agli standard lavorativi, alle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro, al rispetto dei diritti umani e ad una assunzione di responsabilità sociale a tutto tondo.
- Fattore di governo societario (Governance): che riguarda l’etica e la trasparenza del governo societario, la presenza di consiglieri indipendenti o non esecutivi, le politiche di diversità nella composizione dei CdA, la presenza di piani ed obiettivi di sostenibilità legati alla remunerazione del board, oltre che, le procedure di controllo, le policy e più in generale i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di etica e compliance.