Lo scopo era parlare chiaro senza cedere ai convincimenti e nulla concedere alle gentilezze del padrone di casa. Giorgia Meloni cofondatrice e leader di Fratelli d’Italia invitata a Cernobbio al Forum Ambrosetti, è accolta con singolare interesse e forse un filo di diffidenza dal cosiddetto ghota della aristocrazia e imprenditoria italiana. Un inedito esame pre-elettorale per chi si candida a guidare l’Italia dopo il 25 settembre. In platea industriali e uomini del capitalismo nazionale e internazionale. L’establishment che tiene a battesimo strategie economiche, ambizioni politiche e di Governo. Giorgia Meloni è nelle premesse il personaggio più atteso, quello da studiare per capire dove andranno a parare i suoi ragionamenti e progetti. È la protagonista che sondaggi e giornali indicano come colei che potrebbe, dopo il voto 25 settembre, prendere le redini del governo e del Paese.
Meloni: l’Italia a rischio
“Eravamo convinti”, esordisce Giorgia Meloni, “che con il libero commercio senza regole avremmo ottenuto un futuro nel quale la ricchezza si distribuiva e le nazioni che erano indietro rispetto a noi per esempio sui diritti si sarebbero avvicinate al nostro modello”, ma, osserva la leader di F.d.I, “non è andata così”. “La ricchezza si verticalizzata, si è spostata verso Oriente, i regimi e i sistemi autocratici hanno guadagnato campo nel mondo e contemporaneamente sono involuti”, sottolinea e riflette sui danni provocati all’Italia. “Ci siamo indeboliti perché non avevamo più il controllo di niente. Quando ce ne siamo accordi era troppo tardi”.
I danni che il Paese subisce
“Quello che stiamo vivendo”, evidenzia ancora Giorgia Meloni, “in questi giorni spiega uno scenario che qualcuno aveva tentato di segnalare anni fa e per questo era stato definito autarchico. Indipendenza energetica? Materie prime? Ora noi abbiamo il problema del gas, è ovviamente è l’emergenza, ma vogliamo parlare di semiconduttori e microchip, che abbiamo appaltato completamente all’Asia e quando è arrivata la pandemia la Cina ha privilegiato il mercato interno e noi ci siamo trovati con intere catene produttive completamente ferme”.
Il Paese e le sue risorse
“Sento Emmanuel Macron, che non è un pericoloso sovranista, parlare di autosufficienza alimentare”, sottolinea la presidente di Fratelli d’Italia, “Noi oggi abbiamo due nazioni in guerra e da sole producono il 30% del grano mondiale, e rischiamo che questo si riversi su cento milioni di africani e quindi di rimbalzo anche da noi”. “Nei nostri ragionamenti”, riflette Meloni, “dovremmo pensare anche alle nostre catene del valore. L’Unione europea nacque come Comunità economica del carbone e dell’acciaio, cioè per i problemi di materie prime e approvvigionamento energetico. Oggi si trova esposta proprio su materie prime ed energia. Ha lavorato bene?”, si chiede Giorgia Meloni, “O forse non aveva così torto chi diceva che l’Europa doveva fare meno e fare meglio, occuparsi delle questioni strategiche delle quali non sempre si è occupata?
Le risorse siano nazionali
“Io penso che le catene del valore devono tornare nazionali”, evidenzia la leader di Fratelli d’Italia, “quando possibile o almeno europee, e quando non possibile bisogna lavorare sul friend-shoring, cioè sulle nazioni alleate, quando non è possibile neanche questo sul near-shoring, cioè sulle nazioni vicine”.
F.d.I: Ucraina posizione chiara
“Siamo in mezzo a una guerra, e indipendentemente da quanto durerà, resterà la divisione tra blocchi”, ammonisce Giorgia Meloni, “per questo Fratelli d’Italia ha preso una posizione così chiara sul conflitto in Ucraina. Io sono convinta che sia la punta dell’iceberg di un conflitto molto più ampio il cui obiettivo è la revisione degli assetti mondiali. Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce, il grande vincitore non sarà solo la Russia di Putin, ma la Cina di Xi Jinping. E chi è più debole in Occidente, segnatamente l’Europa, rischia di ritrovarsi sotto l’influenza cinese”.
“Bisogna combattere questa battaglia”, sollecita la leder di Fratelli d’Italia, “Sento ancora parlare di sanzioni sì, sanzioni no, armi sì, armi no. Pensate veramente che con la posizione italiana decidiamo il destino del conflitto in Ucraina? Se l’Italia si ritirasse, cosa farebbe il resto dell’Occidente? Non cambierebbe niente”.
Centrodestra, unica visione
Giorgia Meloni entra nel merito delle ragioni e differenze della sua coalizione. “Nel centrodestra”, commenta, “ci sono differenze e sfumature, ma sulla visione siamo d’accordo” come “sul principio di abbassare le tasse”. “In questa fase”, invita la Meloni, “bisogna essere molto prudenti e seri nelle promesse, poi nel programma ci sono cose molto chiare che per me fanno fede in termini di visione e di perimetro”.
Pnrr, giusto un adeguamento
Sui temi dello sviluppo nazionale Giorgia Meloni spiega che sul Piano nazionale di Ripresa vanno fatte delle riflessioni e aggiustamenti. “È stato scritto prima della crisi del prezzo dell’energia” ed “è previsto” puntualizza, “che possa essere rivisto”. Lo scenario è cambiato ciò “non vuol dire stravolgerlo”, ma non può neanche essere considerato “eresia”.
Draghi? Bravo ma c’è il Parlamento
Sul premier dimissionario Giorgia Meloni non esita a definirlo “bravissimo”, “ma”, si chiede, “perché non ha funzionato come poteva? Perché siamo una Repubblica parlamentare”. “Bello Draghi a capo del governo ma con quale maggioranza? Se”, osserva la presidente di Fratelli d’Italia, “ricominciamo a mettere insieme i partiti che oggi fanno finta di farsi battaglia avremmo sempre lo stesso problema: non avremo una visione”.
No “scostamento di bilancio”
Su energia e nuove risorse Giorgia Meloni è contro “un nuovo scostamento di bilancio. Penso si può provare a parlare con l’Ue per usare le risorse della nuova programmazione europea”. Che sottolinea rivolta alla platea del Forum Ambrosetti, “Non comprendo la timidezza europea sul prezzo del tetto del gas che se oggi non c’è è perché non è conveniente alla Germania e all’Olanda”. Oltre al price cap, per F.d.I. “si può scorporare l’energia elettrica dal gas, lo si può fare anche a livello nazionale”.
Letta: evitare la recessione
All’ultima giornata di incontri e dibattiti al Forum Ambrosetti a Cernobbio sono protagonisti anche gli altri leader di partito. Atteso l’intervento di Enrico Letta, segretario del Partito democratico. “Dobbiamo evitare la recessione a tutti i costi”, esorta Letta, “attraverso il tema energetico, le tasse sul lavoro e il Pnrr”. “Confermiamo qui le nostre alleanze nazionali”, aggiunge, “siamo quelli per l’Europa, non dobbiamo discutere con l’Europa perché noi siamo l’Europa”. “Siamo lineari e affidabili”, ripete infine Letta, “sempre per il progresso del nostro Paese”.
Calenda: è Draghi il più bravo
Al Forum presente il leader di Azione, Carlo Calenda che ha riscosso interesse per aver rimarcato il prestigio e l’impegno del premier dimissionario.
“Non ho problemi a candidarmi alla guida del Paese, ma Draghi è più bravo. Non è una competizione, dobbiamo cercare di tenercelo”, propone Calenda che auspica, “far tornare Draghi può succedere se prendiamo molti voti”, spiega, “se fossi in lui starei già su una navetta per Marte. Ma che sia lui o meno non si può perdere il modo in cui si è lavorato”.
Conte: nostre idee giuste
In un messaggio video il leader del M5s, Giuseppe Conte ha rivendicato i meriti del movimento. “Il modello del superbonus è da privilegiare. E secondo me il modello della libera circolazione dei crediti di imposta non solo ci consente una grande riduzione di Co2 ma anche un meccanismo per generare quella massiccia liquidità a favore di investimenti ad alto moltiplicatore”, evidenzia Giuseppe Conte. “Dobbiamo ridurre il 110 a una misura più bassa per incentivare più efficacemente il controllo dei prezzi”, propone infine Conte, “ma non c’è stato un aumento dei costi delle costruzioni rispetto agli altri Paesi europei”.
Forum Ambrosetti, cala il sipario
Notevole lo sforzo organizzativo e di impegno sui temi di economia nazionale ed internazionale promosso del Forum Ambrosetti. La quarantesima edizione ha visto la partecipazione di 200 manager. Oltre al messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Cernobbio sono arrivati quindici ministri del Governo Italiano, due commissari europei e numerosi esponenti politici italiani ed esteri. I lavori sono stati seguiti in tutto il mondo grazie al collegamento con oltre 200 hub. Ottanta i relatori, ventidue sessioni di lavoro ed oltre venti Paesi rappresentati.