Mentre il Pakistan è in ginocchio a causa delle piogge monsoniche più forti degli ultimi trent’anni, la siccità e l’estate più calda mai registrata in Cina dal 1961 ha prosciugato il Fiume Azzurro, costringendo il Paese alla chiusura delle fabbriche e al razionamento dell’elettricità, aumentando il rischio di costanti blackout.
Picchi di oltre i 50 gradi in India, i laghi cambogiani sempre più aridi, le risaie vietnamite sempre più scarne. Tutto il continente soffoca, annega e rimane al buio, vittima del cambiamento climatico che qui sta mostrando i suoi effetti più devastanti nel continente asiatico.
A supplicare aiuto al mondo in questi giorni è il Pakistan, sott’acqua. “In alcune zone del Paese sembra ormai sia cresciuto un piccolo oceano”, dice il premier, Shehbaz Sharif. Le piogge minacciano di sommergere fino a un terzo del Paese entro la fine della stagione dei monsoni. “Disastro umanitario di proporzioni epiche”, dice il governo, “una catastrofe climatica”. Che accusa: “Stiamo subendo le conseguenze di pratiche ambientali irresponsabili compiute in altri parti del mondo”.