Non solo energia, i fondi dello Stato dovranno servire a mantenere in piedi sanità, pensioni e finanze. Ecco quindi che il puzzle delle necessità si complica perché i soldi non ci sono per tutte le necessità. Il pressing resta sul gas con il rischio “elevatissimo”, come sottolinea la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che il costo dell’energia elettrica diventi ingestibile per tutte le imprese e le famiglie.
La priorità, costo dell’energia
Per bloccare il caro bollette e calmierare i prezzi dell’energia, e dare sostegni al coro delle richieste di aiuti, servirebbero secondo i partiti, dai 20 ai 30 miliardi. Mentre il Governo ne prevede massimo 10, perché poi toccherà al nuovo esecutivo trovare la via d’uscita.
Il Governo dimissionario, inoltre, non ha nessuna intenzione di procedere ad uno scostamento di bilancio facendo nuovi debiti. Le misure di sostegno sono allo studio, la prima decisione riguarderà il taglio delle accise esteso dal decreto aiuti bis fino al 20 settembre, con il nuovo Dl la riduzione di 30 centesimi di sconto sul costo di benzina e diesel sarà esteso fino al 20 ottobre. Il costo è stato calcolato su 1 miliardo di euro. Ma è solo la prima emergenza a cui far fronte.
Dove trovare le risorse
Secondo gli analisti che seguono le ultime decisioni del Governo prima del voto del 25 settembre, il trovare altre risorse, senza uno scostamento di bilancio, sarà legato ad altre esigenze. Il Governo è costretto a prendere tempo in attesa, ad esempio, che si chiarisca l’importo delle entrate tributarie di luglio. Dal primo settembre, inoltre si capirà quanto hanno versato le imprese energetiche. Un capitolo controverso. Oggi scade il tempo per il ravvedimento operoso di molte società che finora non hanno pagato gli extraprofitti, – tra le aziende che hanno eluso anche quelle di Stato -, e secondo i calcoli la cifra che l’erario dovrà incassare, solo come accanto, è di oltre 4 miliardi. Dal primo settembre per le imprese non in regola scatteranno sanzioni dal 30 al 60%. Tra breve quindi si saprà quanti soldi lo Stato riuscirà a contabilizzare con le entrate tributarie. Le stime parlano di una cifra che oscilla tra i 5 e 6 miliardi, poi ci sono i soldi degli extra profitti.
Il vortice delle ipotesi dei partiti
La cifra complessiva arriverà sui 10 miliardi, più di tanto l’Esecutivo dimissionario non metterà a disposizione. D’altronde ai ministri del Governo Draghi rimane un mese di attività, ed è difficile che si potrà procedere a impegni economici eclatanti. Al contrario gli schieramenti politici in campo fanno conti totalmente diversi sotto il pressing crescente delle Associazioni di categoria che quotidianamente lanciano allarmi sulla chiusura di imprese, il crollo della produttività e conseguente blocco del lavoro. Il costo dell’energia moltiplica i casi dei “costi insostenibili”. Tra i partiti molti si spingono a ipotizzare un decreto da 20-30 miliardi.
Meloni: bollette giù senza tasse
Una indicazione che può avere un effetto positivo sui costi arriva dalle leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che osserva come il rischio che i rincari del costo dell’energia elettrica diventino ingestibili per tutte le imprese e le famiglie è altissimo.
“Propongo una cosa per cui non serve lo scostamento”, evidenzia Giorgia Meloni, “parametriamo le bollette di quest’anno su quelle dell’anno scorso e tagliamo tutti gli oneri allo Stato. Lo Stato non può guadagnare sul caro bollette”.
Letta: serve la ricetta Draghi
Sul caro bollette il segretario del Pd, Enrico Letta rilancia la posizione del premier dimissionario. “Ci fidiamo di Draghi e siamo sicuri che riuscirà a fare un intervento tempestivo ed efficace. Adesso è importante che i partiti dicano pieno sostegno al Governo”, propone Letta, “Non voglio fare polemica, mi sembra più importante risolvere i problemi. Va trovata insieme una soluzione”,
Calenda: ora responsabilità
Un appello ai leader politici per far fronte alla crisi energetica è quello fatto da Carlo Calenda, numero uno di Azione/Italia Viva, “Sediamoci e assumiamoci la nostra parte di responsabilità”.
“Noi chiediamo a Draghi una cosa che teoricamente per lui sarebbe molto difficile, cioè investire soldi e attuare una manovra complessa sul prezzo dell’energia sapendo che in questo momento è in ordinaria amministrazione, ma al contempo prendiamo due impegni ritirare le proposte che stanno terrorizzando i mercati, che non si faranno mai e che valgono centinaia di miliardi di euro, e impegnarsi a fare il rigassificatore di Piombino senza il quale non riusciremmo a marzo ad avere sufficienti quantità di gas”.
Richieste, l’agenda si moltiplica
Per mettere a punto le scelte e le risorse il Governo impiegherà altri giorni, forse ancora una settimana. Quando saranno chiari i margini di intervento e gli introiti del fisco. Ma c’è un problema in più, le priorità si moltiplicano, l’agenda dei sindacati così come quelle delle Associazioni di categoria si infittiscono di richieste. Presto le sfide saranno lavoro, salari, pensioni, scuola, sicurezza, ambiente. Un elenco di priorità intatte che si ritroverà sul tavolo del nuovo Governo.