Consegnate il 2 giugno, Festa della Repubblica, sono le onorificenze più ambite: stiamo parlando del riconoscimento del cavalierato all’Ordine al Merito della Repubblica e, anche quest’anno, sono state assegnate dal Capo dello Stato Sergio Mattarella agli italiani che, in diversi campi, hanno dato lustro al Paese.
Tanti i giovani e giovanissimi insigniti dell’importante onorificenza, tra cui lo sciatore alpino ipovedente Giacomo Bertagnolli, la giocatrice di curling Stefania Constantini e la pattinatrice Arianna Fontana.
Tra i giovani Cavalieri insigniti anche il manager Fabio Pompei
Nell’ultima tornata di nomine pubblicate nella Gazzetta Ufficiale di qualche settimana fa, non è passata inosservata alla stampa quella del manager e docente universitario romano Fabio Pompei, tanto per la sua giovane età quanto per il suo curriculum.
Fabio Pompei, ingegnere e dottore di ricerca in Telecomunicazioni, si è contraddistinto per la sensibilizzazione su temi molto attuali e di grande impatto sociale, come quelli relativi alle molteplici zone d’ombra e alle criticità sottese allo sviluppo delle nuove tecnologie, in particolar modo nelle fasce più deboli e vulnerabili della popolazione.
Le motivazioni del riconoscimento
Le meraviglie della rivoluzione digitale non sono immuni, infatti, da molteplici rischi. La dipendenza (patologica) da Internet, l’uso improprio dei nostri dati da parte delle ‘big digital companies’, l’affacciarsi di nuove realtà giuridiche prima sconosciute pongono diversi interrogativi e richiedono nuove riflessioni alle quali Pompei ha cercato di dare risposta, tramite l’attività di studio, ricerca e divulgazione dei rischi connessi alle nuove tecnologie.
Proprio in tale ambito Fabio Pompei si è contraddistinto per il costante impegno profuso nella ricerca e nella divulgazione di una serie ben precisa di delicate tematiche quali il cyberbullismo, la violazione delle informazioni personali sul web, i nuovi reati informatici, mettendo in luce e facendo emergere con forza come le soluzioni attualmente esistenti rappresentano, purtroppo, “armi spuntate” che aspirano, con enormi difficoltà, a riempire un vuoto normativo riconosciuto e temuto dagli stessi fornitori di servizi e di contenuti online.