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MARIO DRAGHI PREMIER

Nel nome di Draghi col senno di poi

martedì, 30 Agosto 2022
1 minuto di lettura

Se volesse accontentare tutti, Draghi non deciderebbe un bel nulla. Qualunque scelta dovesse fare scontenterebbe qualche capo politico che non perderebbe l’occasione per attaccare Il Presidente del Consiglio dimissionato e gli altri partiti in comizi, selfie e via twittando La cosa più semplice è questa: Draghi consulti solo Meloni, Letta e Calenda e poi prenda una decisione drastica e inappellabile. Chi ci sta ci sta. E gli irresponsabili provino, ancora una volta a cercare voti sulla pelle delle aziende che rischiano di chiudere e delle famiglie che non sanno come pagare le bollette. Il giudizio delle urne sarebbe implacabile.

Davvero strana la politica italiana. Un mese fa Lega, Forza Italia e Cinque stelle uscirono dalle aule parlamentari per non votare la fiducia a Draghi. Adesso gli stessi partiti implorano il Presidente del Consiglio, che hanno dimissionato, di togliere le castagne dal fuoco all’Italia con interventi sull’energia che non si possono considerare di ordinaria amministrazione.

Il bello è che ognuno di questi partiti ha una ricetta diversa ma tutti si aspettano che Draghi prenda una decisione forte. Ma quale? Se volesse accontentare tutti, Draghi non deciderebbe un bel nulla. Qualunque scelta dovesse fare scontenterebbe qualche capo politico che non perderebbe l’occasione per attaccare Draghi e gli altri partiti in comizi, selfie e via twittando. E allora?

Si sta toccando con mano che sarebbe stato più serio, come aveva proposto Giorgia Meloni, lasciare che il Governo Draghi arrivasse a fine anno e poi sciogliere le Camere. Ma gli strateghi Salvini, Conte e Berlusconi hanno deciso diversamente e ora sono dolori.

Quando Draghi propose -sei mesi fa- il tetto europeo al gas russo chi oggi balbetta proposte simili stava zitto e pensava a fare prediche vacue sulla pace. Oggi la situazione è drammatica e richiede un intervento sostenuto da una forte unità nazionale. I casi sono due. O i partiti lasciano carta bianca a Draghi, ma poi devono rassegnarsi a votare i provvedimenti così come escono da Palazzo Chigi, tutti insieme oppure non se ne fa niente. Perché mettere intorno ad un tavolo i leader di tutti i partiti e trovare -come si dice in gergo- la quadra è impossibile e finirebbe tra l’altro per umiliare proprio quelle forze politiche che si sono sbarazzate del Presidente del Consiglio.

Sono giorni difficilissimi. E siamo nel pieno di una campagna elettorale piena di scontri. Salvini dice che su tutto ci si può dividere fuorché sul gas…ma poi propone uno scostamento i Bilancio che giustamente Tremonti ritiene una follia. Non si può continuare con questo andazzo. La cosa più semplice sarebbe se Draghi consultasse solo Meloni, Letta e Calenda e poi prendesse una decisione drastica e inappellabile. Chi ci sta ci sta. E gli irresponsabili provino, ancora una volta a cercare voti sulla pelle delle aziende che rischiano di chiudere e delle famiglie che non sanno come pagare le bollette. Il giudizio delle urne sarebbe implacabile.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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