Eccolo dicembre con il suo carico di buone intenzioni e di aspettative. Dietro la facciata delle festività si agita la povertà che in Italia diventa più inquietante, soprattutto perché il mondo della povertà con le sue mille sfaccettature non ha più la voce di autorevoli interpreti capaci di scandagliare le vite emarginate. Manca a questo inquieto e profondo disagio un Pasolini, un De Sica di “Miracolo a Milano”, un Germi de “Il Ferroviere”, o un Fellini de “Le notti di Cabiria”. Eppure siamo così informati di politica che per certi versi si scoppia di cose che alla fine interessano solo gli addetti ai lavori, come il ruolo delle Fondazioni o le liti sul Meccanismo europeo di stabilità, temi annunciati come emergenze, allarmi, liti e scontri che sembrano irrecuperabili, ma poi alla fine nulla cambia per chi è fuori la società degli inclusi.
Nel Paese reale, infatti, le disuguaglianze si fanno più radicali e preoccuparti. Non è solo una questione Italiana, nel suo libro: “La grande livellatrice”, lo storico Walter Scheidel, fa una osservazione sulla disuguaglianza che ci interessa molto: “Duemila anni fa, nell’impero romano le maggiori fortune private equivalevano a circa 1,5 milioni di volte il reddito annuo pro capite medio, all’incirca lo stesso rapporto che intercorre oggi tra Bill Gates e l’americano medio”. In Italia non ci sarà il capo della Microsoft, ma nel contempo ci sono sono 1 milione e 800mila famiglie in povertà assoluta, per un totale di 5 milioni di individui.
Facendo un po’ di conti, (anche qualsiasi parlamentare sarebbe in grado di fare un po’ di somme sulla povertà e disuguaglianze), sempre in Italia 21 persone – le più benestanti del Paese – detengono una ricchezza calcolata sui 107 miliardi di euro. I numeri naturalmente dicono poco, ma sarebbe come dire in 21 contro tutti gli abitanti di città grandi come Roma, Milano, Napoli; 5 milioni che non hanno soldi per comprarsi cibo, riscaldarsi, vestiti, pagare le bollette. Con l’introduzione del Reddito di Cittadinanza, è stata raggiunta una platea di beneficiari di oltre 2 milioni, ma ci sono degli esclusi, sono gli 87 mila nuclei famigliari di stranieri extra Ue che sono stati tagliati fuori perché non erano residenti da 10 anni in Italia.
Inoltre il Reddito di cittadinanza, tirando le prime somme, non è stato il trampolino di lancio per creare nuova occupazione. Così di anno in anno, di crisi di Governo in crisi, con una economia che non da segni di ripresa l’italia da potenza industriale è diventata il sesto Paese a maggior rischio di povertà d’Europa. Non c’è infatti da meravigliarsi che le domande più frequenti ai centri di aiuto, alle associazioni di volontariato e ai servizi sociali sono per beni e servizi materiali, richieste di pacchi viveri, vestiario o accesso alle mense.
Aumentano le domande di sussidi economici da utilizzare soprattutto per il pagamento di bollette, tasse o il canone di affitto. Le richieste in forte crescita sono quelle legate alla salute, con domande di esenzione per acquisto di farmaci o avere una visita medica. Le mancate cure sono un ulteriore grave campanello di allarme in questi anni di post crisi economica, che spiegano le strette correlazioni tra deprivazione materiale e fragilità di salute. A pagarne maggiormente le spese sono le categorie più vulnerabili, quelle di stranieri e migranti, che vivono situazioni di maggiore precarietà economica. La povertà per ora può contare almeno sulle preghiere di Papa Francesco e sulle iniziative della “Terza giornate mondiale dei poveri”, promossa dal Santo Padre con il tema “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”. Un appello ad un impegno concreto lanciato nei giorni scorsi e che varrà in particolare per il mese di dicembre, “A tutte le comunità cristiane e a quanti sentono l’esigenza di portare speranza e conforto ai poveri, chiedo di impegnarsi perché questa Giornata Mondiale”, chiede Papa Francesco, “possa rafforzare in tanti la volontà di collaborare fattivamente affinché nessuno si senta privo della vicinanza e della solidarietà”.