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Salute e cure, troppe differenze tra Regioni, intervenga lo Stato

martedì, 25 Giugno 2019
1 minuto di lettura

Le Regioni con le ASL possono garantire servizi e assistenza paritarie, oppure i cittadini devono rassegnarsi alle diseguaglianze? Tecnologie, staff medici, tariffe variano da Regione a Regione: è possibile un cambio di passo, tornando allo Stato?

I cittadini, quelli più fragili ed economicamente svantaggiati, possono solo sperare in liste di attesa più corte, oppure pagare per visite a pagamento?

Nella video intervista a parlare di servizi e disservizi, di ASL e Regioni e di come il Servizio Nazionale sanitario possa intervenire, è Marco Patricelli, storico, saggista, pluripremiato per i lavori storiografici e di impegno giornalistico.

“Troppi squilibri tra qualità ed erogazione dei servizi. Sul suolo Nazionale esistono di fatto differenti sanità, cure e tecnologie, che variano da una regione all’altra”, osserva Patricelli, “questi sono problemi aperti e drammatici che i cittadini pagano sulla propria pelle”.

Per Patricelli una possibilità per migliorare servizi, strutture e la qualità delle prestazioni c’è. “Bisogna rivedere e uniformare le linee portanti di una organizzazione che non a caso di chiama Servizio Sanitario Nazionale, ma per farlo occorre rivedere i ruoli delle Regioni e delle ASL.

Capire se riescano davvero a mettere in campo servizi e cure efficienti in ogni luogo d’Italia”. “C’è un patto sociale tra Stato e cittadini”, fa presente Marco Patricelli, “ossia le persone pagano per avere un servizio sanitario adeguato.

Pertanto è inconcepibile che in regime di assistenza pubblica si possa ottenere una visita a distanza di tempo, il più delle volte non correlata con le esigenze della malattia del cittadino, mentre a pagamento gli stessi servizi si hanno in tempo reale. Così il sistema è inaccettabile e lo Stato deve intervenire”.

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