“Inaccettabile. Un aumento dell’imposta di soggiorno fino a 10 euro a persona è insostenibile per il sistema alberghiero italiano. Il nostro settore si misura con una concorrenza internazionale sempre più serrata ed un livello di costi come quello che si verrebbe a generare con un aumento del 100% dell’imposta di soggiorno, va a colpire duramente il sistema delle imprese e dei lavoratori che operano in questo settore”.
L’afferma, in una nota, Confindustria Alberghi. “Quello che è appena accaduto con Thomas Cook ci ha raccontato di quanto il settore stia affrontando trasformazioni epocali in un mercato sempre più globale e complesso. Un cambiamento – aggiunge – che richiede investimenti e impegno da parte delle imprese che si trovano invece già oggi ad essere di gran lunga il primo contributore dei comuni italiani tra Imu, Tasi e Tari, tutti quei tributi a cui un’azienda, che per la sua natura non può certamente delocalizzare, è soggetta. Da tempo – sottolinea – stiamo chiedendo una revisione complessiva della norma. Ci sono elementi paradossali come l’accusa di peculato, anche solo in caso di semplice errore da parte dell’operatore nella complesse procedure di rendicontazione, che rende la gestione dell’imposta rischiosa e costosa per l’azienda”.
“Costi per i quali la legge non prevede nessun ristorno, neppure quando, come avviene in tutti i pagamenti con carta di credito, l’albergo si trova a pagare una commissione sulla tassa che deve poi riversare al comune. Tutto questo mentre la lotta ai giganti dell’intermediazione web e all’abusivismo – osserva – sembrano essere finite su binario morto. Sembra più facile fare cassa con le imprese che lavorano regolarmente alla luce del sole offrendo occupazione, piuttosto che andare a cercare tutti quei soggetti che stanno consumando il territorio delle nostre città senza restituire nulla alla collettività ed alle amministrazioni locali ma, al contrario, svuotando i centri storici e disperdendo quel patrimonio sociale e culturale che caratterizza i nostri territori. Il turismo è un’opportunità per il nostro Paese a cui può dare un contributo sostanziale all’economia. È necessario, però, che si permetta alle nostre aziende di vivere e crescere e di affrontare e vincere la sfida del cambiamento. Oggi le scelte di questa finanziaria rischiano di portare il settore alla chiusura”, conclude. (Italpress)