Quattro italiani su dieci non sanno se andranno a votare e per chi voteranno. E il 54% degli indecisi appartiene all’area moderata. Con questi dati, nessuna coalizione o alleanza elettorale può dormire sonni tranquilli. C’è una prateria troppo ampia che potrebbe essere terra di conquista di consensi e determinare sconvolgimenti nelle previsioni.
Dove andrà quest’area moderata? Non da una sola parte. Da quando non ha una grande casa comune che la renda perno del sistema quest’area tende a dividersi in due satelliti: uno orbita intorno ai partiti di destra e l’altro guarda al Pd.
In questa tornata elettorale c’è un fenomeno diverso dal passato: l’elettorato che guarda a sinistra cerca, con Renzi e Calenda, di costruire una casetta fuori dall’alleanza imperniata sul Pd. Invece, l’elettorato moderato che guarda a destra rischia di non riuscire ad esprimere una propria identità autonoma e quindi di convincersi che è meglio non votare.
Letta si è blindato a sinistra con Fratoianni e Bonelli per impedire che si alleassero con Conte. La rottura con Calenda è stata inevitabile ed inevitabile è il tentativo di Italia Viva e di Azione di trovare una qualche intesa. Entrambi i partiti non possono rischiare di essere sotto il 3%. Hanno molte idee in comune, ma due leader dall’ego esorbitante. Facendo di necessità virtù Renzi e Calenda devono provare a intercettare il voto moderato che guarda a sinistra. Nei piani di Renzi c’è l’ipotesi che né la coalizione guidata da Meloni né quella costruita a fatica da Letta possano avere i numeri per governare da soli. Da qui la voglia di posizionarsi ancora una volta come ago della bilancia. In questo scenario, Renzi ripropone Draghi come guida di una maggioranza tutta da inventare. Renzi è una grande tattico. E ci proverà anche stavolta ma deve trovare un’intesa con Calenda che conviene ad entrambi.
Nel centrodestra l’elettorato moderato è deluso dall’appiattimento di Forza Italia sulle posizioni della Lega. E se nessuno lo va a cercare si asterrà. Per questo, come abbiamo già argomentato ieri, converrebbe a Giorgia Meloni aprire le porte del suo partito a componenti moderate provenienti soprattutto dal popolarismo cattolico. In questo modo otterrebbe due risultati: eviterebbe che l’astensionismo di quell’area possa indebolire la sua coalizione e innesterebbe nel corpo di Fratelli d’Italia una tradizione e una cultura politica che ha contenuti ed esperienza e potrebbe costituire un ottimo pilastroper un partito che dal 4% ora veleggia verso il 25%.