Un Patto sociale per le sfide che sono all’orizzonte. A chiederlo è Sergio Silvestrini Segretario Generale della Confederazione nazionale degli artigiani. “I corpi intermedi”, sottolinea, “non sono antagonisti
o alternativi alle forze politiche, e un patto sociale fondato sul mutuo riconoscimento e il pieno coinvolgimento non è una cessione di sovranità o una compressione della democrazia, bensì è uno spazio per trovare risposte quanto più condivise alle grandi sfide che ci attendono”.
Coesione e corpi intermedi
Silvestrini preme per un innovativo patto per lo sviluppo e la coesione sociale tra politica e i corpi intermedi.
“Al nuovo Governo che verrà”, osserva Silvestrini, “la rappresentanza del mondo degli artigiani e della piccola impresa offre una presenza capillare sul territorio che significa capacità di ascolto e un
patrimonio di credibilità e responsabilità per consentire all’Italia di uscire dalle logiche emergenziali e dal disagio dell’incertezza che scandisce il tempo da quasi 30 anni”.
Le imprese protagoniste
Le imprese offrono anche un modello di creatività, flessibilità e reattività rispetto a scenari mutevoli e turbolenti, nonché l’architrave del tessuto produttivo.
C’è infatti un mondo, evidenzia Silvestrini, che si articola nello spazio delle imprese in particolare nella possibilità di esercitare un ruolo da protagonista nel cantiere delle riforme, modulare il Piano nazionale di Ripresa alle priorità del tema energetico. Ma anche nella riqualificazione urbana per città più sostenibili e inclusive, nel colmare i divari territoriali ed economici, nel potenziamento del sistema della formazione. “Il modello della piccola impresa”, continua il Segretario Generale della Cna, “si fonda sulla forza della
proliferazione e sull’insediamento diffuso ma occorre un contesto favorevole”.
Soluzioni per lo sviluppo
“Il potenziamento delle infrastrutture materiali e immateriali”, evidenzia in conclusione il segretario generale della Confederazione nazionale degli artigiani, “la diffusione dell’innovazione tecnologica e
il sistema del credito devono essere un supporto di questo modello che genera quasi il 50% del valore aggiunto e contribuisce al 63% dell’occupazione”.