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Doppio mandato, Grillo batte Conte. In 50 a casa. Qualcuno ha sbagliato i conti

sabato, 30 Luglio 2022
1 minuto di lettura

Conte deve incassare l’ennesima sconfitta nel braccio di ferro con il padre-padrone del Movimento che non gli lascia spazi di manovra. Alla fine decide sempre lui. Grillo priva Conte di un’intera squadra di suoi amici  con esperienza e indebolisce la sua leadership. L’avvocato dovrà sperare di poter mettere in lista e far eleggere un altro gruppo di deputati e senatori di stretta osservanza, impresa non facile perché Grillo metterà becco e non regalerà all’avvocato il controllo pieno del partito. Salvata la regola sul doppio mandato, Grillo insisterà anche per il totem dell’uno vale uno? Il M5s proporrà agli elettori candidati col DNA populista e demagogico, senza significative esperienze di studio e lavoro? Intanto Di Maio e i fuoriusciti gongolano pensando ai loro colleghi che un mese fa decisero di restare nel Movimento sicuri di una deroga al doppio mandato.

La battaglia era persa in partenza. Ma Conte ha provato lo stesso a contrastare il fondatore-garante che aveva difeso a spada tratta il divieto di candidare chi ha avuto due mandati elettivi. Grillo ha alzato un muro insormontabile: la regola fa parte dell’identità del Movimento e non si tocca. Si dice che abbia addirittura minacciato di abbandonare la sua creatura in caso di deroghe. La partita è chiusa. Conte deve incassare l’ennesima sconfitta nel braccio di ferro con il padre padrone del Movimento che non gli lascia spazi di manovra. Alla fine decide sempre lui.

La decisione non è priva di conseguenze. Una cinquantina tra deputati e senatori dovranno dire addio al Parlamento. Forse solo qualcuno di essi potrà sperare di essere candidato alle europee del 2024. Tra gli esclusi eccellenti i tre ministri Patuanelli, Dadone e D’Incà, il sottosegretario Sibilia, il presidente della Camera Fico, la vicepresidente del Senato Taverna, il capogruppo a Montecitorio Crippa, gli ex ministri Bonafede, Toninelli, Grillo e Catalfo e poi Fraccaro, Crimi e altri.

Erano tutti fedelissimi di Conte e lo avevano difeso nello scontro contro Di Maio che se n’ è andato sbattendo la porta. Il No di Beppe Grillo priva Conte di un’intera squadra di suoi amici con esperienza e indebolisce la sua leadership.

L’avvocato dovrà sperare di poter mettere in lista e far eleggere un altro gruppo di deputati e senatori di stretta osservanza, impresa non facile perchè Grillo metterà becco e non regalerà all’avvocato il controllo pieno del partito. Bisognerà vedere con quale criterio saranno scelti i nuovi: se nel loro Dna politico ci dovrà essere il sacro furore populista e demagogico tradizionale o se stavolta saranno candidate persone con un minimo di esperienza di studio e di professione

Gli ex 5stelle che  hanno seguito Di Maio ora  probabilmente  si godono lo spettacolo pensando ai loro colleghi che un mese fa  decisero di restare nel Movimento sicuri di una deroga al doppio mandato.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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