lunedì, 23 Dicembre, 2024
Società

“Sbirri Pikkiati”: 2655, 7 al giorno

2655 sono gli operatori delle Forze dell’ordine che hanno subito aggressioni fisiche sulle strade nel corso del 2021, più di 7 al giorno, una ogni tre ore e mezzo. Sono dati francamente preoccupanti, che richiedono una attenta riflessione sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro non solo dai rischi tradizionalmente valutati, ma anche da quelli legati alla loro peculiare attività di tutori della sicurezza pubblica.

Il rapporto, diffuso dall’Osservatorio “Sbirri Pikkiati” dell’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale, pubblicati sull’ultimo numero della rivista “Il Centauro”, sottolinea che il 37 per cento delle aggressioni viene causato da stranieri, gli ubriachi al 29,1 per cento, mentre il 16 per cento  è dovuto ad armi improprie come bastoni, oggetti vari o la stessa vettura utilizzata per travolgere l’agente.

I rischi professionali maggiori per gli operatori delle forze dell’ordine sono lo stress e gli infortuni. Tra questi, al primo posto, il rischio infortunistico, oltre che dai tipici contenuti dell’attività di polizia può essere incrementato da altri fattori (lavoro a turni e notturno, invecchiamento della popolazione lavorativa, fatica). Nell’ultimo quinquennio nella Polizia di Stato si sono registrati quasi 30.000 infortuni: ciò significa, secondo stime, che ogni operatore di polizia, nell’arco della sua carriera, subisce in media due infortuni ed ogni infortunio comporta, in media, un’assenza dal servizio di 20 giorni.

Alla base di ciascuna azione c’è la selezione del personale,l’ Informazione e formazione, l’ addestramento, le misure organizzative, la gestione eventi critici

Vale la pena segnalare le Linee Guida per la Sorveglianza Sanitaria degli Operatori dei Corpi di Polizia da parte della SIMLII, Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale di quattro anni fa, con le quali si è avviato un rivoluzionario percorso di trasparenza, scientificamente validato,  per la tutela della salute di poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti della penitenziaria ed operatori delle polizie locali, fino ad oggi privo di reali punti di riferimento per un lavoro particolare e delicato, quale appunto l’attività di polizia.

Il campo di attività delle Forze di Polizia non è più limitato alla mera conservazione dell’esistente, tipica dell’opera di vigilanza, ma si è da tempo spostata verso compiti sociali, quali le attività di soccorso, di pronto intervento, di informazione al pubblico, che comportano altri tipi di rischio, diversi da quelli tradizionalmente codificati.

Gli operatori di polizia possono essere chiamati ad agire al di fuori di un contesto di procedure chiaro e consolidato, come avviene in altri ambiti lavorativi. I medici competenti delle Forze di Polizia, in parallelo rispetto alle normative nazionali in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, sono chiamati ad affrontare il concetto di “Protezione sanitaria delle Forze”. Si tratta di un aspetto particolare che riguarda le strutture militari ampiamente trattato nei documenti NATO.

Il percorso seguito dagli autori delle Linee Guida (Enrico Pica, Nicola Magnavita, Giacomo Garzaro, Nunzio Valerio Mennoia, Enrico Prota ed ancora Sergio Garbarino, Fabrizio Ciprani, Afonso Roca della Direzione Centrale Sanità della Polizia di Stato, e Giuseppe De Lorenzo della Direzione di Sanità Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri) ha spaziato dall’accertamento dell’idoneità lavorativa, senza tralasciare il giudizio di idoneità in fase selettiva, alla Valutazione dei rischi, dal ruolo del medico competente e dell’organo di vigilanza nei corpi di Polizia, alla malattie correlate al lavoro, dallo stress lavoro-correlato al lavoro a turni e notturno.

Non mancano nel testo, giudicato al termine del processo di revisione “Fortemente Raccomandato”,  i protocolli di sorveglianza sanitaria “generale” e secondo la mansione, il capitolo dedicato all’alcol e droghe e alla salute e sicurezza in Polizia Penitenziaria.

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