Se dal voto del 25 Settembre non emergerà una maggioranza chiara, solida e coesa l’Italia rischia una periodo di forte instabilità nel periodo più delicato dell’anno. Numeri alla mano, nel 2018 dal voto del 4 marzo all’insediamento del governo passarono 88 giorni. Se si dovesse ripetere il copione, il governo arriverebbe sulla slitta di babbo Natale. E nel frattempo che si fa? Potrebbe Draghi, in carica per gli affari correnti, scrivere la più importante legge sull’economia del Paese, quella di Bilancio? E potrebbe tenere a bada una tempesta che scatenerà la sua potenza distruttiva proprio durante la ricerca di una maggioranza?
Per questi motivi sarebbe bene che le coalizioni che aspirano a vincere le elezioni fossero chiare fin da metà Agosto quando si presenteranno le liste.
Per ora all’orizzonte c’è solo nebbia.
Il centrodestra è dato in vantaggio nei sondaggi ed è formato da soli 3 partiti. Ma non trova un accordo su chi guiderà il governo in caso di vittoria. Eppure dovrebbe essere semplice: Palazzo Chigi spetta al leader del partito che prende più voti, ad oggi il pronostico dice un solo nome, Giorgia Meloni. Strano che Enrico Letta su questo non abbia quei dubbi che invece attanagliano Forza Italia e Lega che conoscono bene le regole che finora sono state applicate nel centrodestra.
La leader di Fratelli d’Italia lo dice chiaro e tondo: se non ci mettiamo d’accordo su chi sarà il premier non ha senso andare insieme. Vedremo se a breve Berlusconi e Salvini usciranno dalle ambiguità, altrimenti il centrodestra andrà in frantumi.
Il centrosinistra ,sulla carta , sembra partire con qualche difficoltà: troppe sigle e leader, con qualche difficoltà di dialogo. Letta, messo fuori campo Conte, sta tessendo pazientemente la sua tela e mette un solo paletto nei confronti di Renzi: se vuole si allei con Calenda. Le difficoltà caratteriali dei due non sono un mistero per nessuno, ma Renzi sembra voler entrare nel patto repubblicano che Calenda ha presentato oggi alla stampa estera aprendo le porta anche a chi esce da Forza Italia e chiudendole a Di Maio.
Se nessuna coalizione dovesse riuscire a formarsi in maniera tale da poter puntare al successo è inutile che i partiti se la prendano con la legge elettorale. La conoscono da anni e sanno che chi non sfonda nella quota maggioritaria è condannato all’insuccesso.