Sicurezza ed insicurezza sono i veri temi che dovrebbero primeggiare in questa prematura e dissennata campagna elettorale. Al di là di ogni opinione politica, ugualmente rispettabile, il nostro paese scivola verso derive di violenza verbale e fisica che debbono preoccuparci.
La pandemia aveva già giocato un ruolo importante, rendendoci tutti più timorosi, e molti ingiustamente terrorizzati da una gestione delle informazioni e della sanità da dimenticare. Poi è arrivata la guerra di Putin e contro l’Ucraina, della quale avremmo fatto volentieri a meno, se non si fosse deciso di sopperire alla inazione della NATO e degli USA con nostre ed europee iniziative senza costrutto e senza reali risultati fino ad oggi.
Al quadro imprevedibile sopra delineato si aggiungono i problemi di sempre. Nonostante l’encomiabile sforzo delle nostre forze dell’ordine e della nostra intelligence, tra le migliori al mondo, le nostre due capitali, Roma e Milano, sono in mano alla criminalità organizzata e a bande di delinquenti di strada, che sfruttano tra l’altro i rinforzi che arrivano da cittadini extracomunitari che abbiamo fatto entrare e facciamo permanere nel nostro paese senza una chiara politica di integrazione e di selezione.
Al rientro dalle ferie estive avremo altri pericoli per la nostra sicurezza, derivanti dalla incombente e conclamata crisi energetica. I costi saranno insostenibili per famiglie e imprese, aumenteranno chiusure e contenziosi. Gli aiuti stanziati sino ad oggi non saranno comunque sufficienti a coprire il disagio di quanti non avranno più un lavoro, dato che si sta privilegiando da anni l’attenzione al reddito fisso e penalizzando i ceti imprenditoriali e professionali. Il tessuto produttivo del paese, coloro che avrebbero ancora spazi per fare assunzioni di personale, in Italia sono unicamente, diciamolo chiaro, le imprese e il settore della consulenza. Il cuneo fiscale e le mostruosità organizzative del nostro fisco non consentono ottimismi.
Senza dire che non abbiamo alcuna certezza che i soldi del PNRR vengano ben orientati e, soprattutto, che arrivino in tempo alle amministrazioni e alle imprese virtuose. È mancata l’organizzazione, ci risulta che oggi essa sia in affanno causa i soliti problemi di una burocrazia che continua a essere il vero pericolo alla ricostruzione della credibilità internazionale del nostro paese. Aggiungiamoci le vulnerabilità informatiche, con una Cybersecurity ancora insufficiente e lacunosa, nonostante i meritori sforzi del governo dimissionario.
In questo contesto, bisogna lavorare senza indugi per creare le condizioni che la ripresa autunnale non sfoci in tensioni sociali, che potrebbero rinfocolare, a loro volta, in qualche esaltato delle tentazioni terroristiche e, soprattutto, regalare praterie preziose alle mire espansionistiche delle mafie. La politica, tutta, rifletta.
*Direttore Crst