domenica, 22 Dicembre, 2024
Cronache marziane

Leggere quanto accaduto rovesciando la prospettiva

La calura di questi giorni ha spinto Kurt il marziano ad abbandonare velocemente Roma per trasferirsi in luoghi più freschi, anzi addirittura più freddi di quelli cui noi europei siamo abituati: la sua scelta è caduta sulla Terra del Fuoco (Argentina), verso l’Antartide, dove il freddo è, praticamente, ancora identico a quello del secolo scorso.

Sorpreso da questa sua scelta, mi sono limitato a domandargli quando sarebbe tornato, ma la risposta è stata – come suo solito – ambigua: quando in Europa smetterebbe di boccheggiare e vi sarete chiariti le idee sul da farsi!

La Sua partenza mi offre però alcuni vantaggi (primo fra tutti quello di rimettere ordine nella mia biblioteca, dove il Marziano ha spadroneggiato allegramente, senza troppo preoccuparsi di riallineare i trattati di scienza politica rispetto alla Recherche di proustiana memoria e, talvolta, mettendo un primo tomo di opere in più volumi nello scaffale in alto a destra e un secondo in quello posto in basso a sinistra!): Ma tant’è, su Marte si legge poco e si mette in ordine ancor meno; così sto approfittando della sua assenza per rendere il mio patrimonio librario fruibile almeno quanto lo era prima del Suo arrivo.

Approfitto dunque dell’assenza di Kurt anche per esporre qualche considerazione sugli scenari politici apertisi dopo le dimissioni di Mario Draghi.

La prima considerazione riguarda le cause della crisi di governo e muove da una domanda semplice: è la coalizione ad aver abbandonato il suo Uomo della Provvidenza, o è stato Quest’ultimo a volerla lasciare il suo destino?

Poiché la mia risposta privilegia la seconda opzione, debbo subito dopo domandarmi perché il Presidente del Consiglio abbia voluto abbandonare la nave nel mare aperto delle riforme incompiute, ben sapendo che non il non portarle a compimento potrebbe costare all’Italia qualche centinaio di miliardi.

Anche questa opzione sembra fondarsi su una constatazione semplice: al di là delle apparenze e nonostante la larghezza di consensi di cui il Governo di Solidarietà Nazionale godeva, è venuta progressivamente ad assottigliarsi la maggioranza capace di portare ad effettivo compimento le tre principali riforme (concorrenza, fisco, giustizia) che l’Unione Europea aveva posto come condizioni per erogare il pacchetto di aiuti finanziari correntemente denominato “Recovery Fund”.

Altra considerazione riguarda invece le conseguenze dello sfarinamento del Movimento 5 stelle, uscito a pezzi dallo scontro con i partiti tradizionali (primo fra tutti il Partito Democratico e la sua idea di “campo largo”da coltivare necessariamente sotto la propria egemonia).

In tempi calamitosi come quelli che stiamo vivendo, questa innaturale alleanza si è sciolta come neve al sole, mentre l’idea di allargare le alleanze ai partitini del Centro diventa ogni giorno più velleitaria, visto che i leader di questi ultimi (in primis Calenda e Renzi) mostrano di avere addirittura difficoltà nell’identificare il rispettivo spazio politico, per cui temono, ogni giorno di più, di dover scegliere se diventar cespugli della destra o della sinistra degli schieramenti politici tradizionali.

Mi astengo poi – per non complicare il modello che Draghi ha avuto di fronte nel momento in cui si è presentato alle Camere e alle loro diverse procedure di espressione della Fiducia – dal domandarmi in che misura la guerra e la pandemia ancora in atto possano quotidianamente percuotere le proposte politiche che in tutta Europa stanno facendo saltare i diversi governi da poco usciti dalle elezioni: quanto accaduto in Francia, in Inghilterra e in Spagna deve infatti essere apparso al nostro Presidente del Consiglio come ulteriore elemento di riflessione per concludere che era tempo di abbandonare una nave non più governabile.

Già, perché – a rifletterci bene – non sembra essere stata la coalizione ad abbandonare il Capo del Governo, ma piuttosto il contrario; non si spiegherebbe altrimenti perché un uomo della saggezza e della esperienza di Mario Draghi si sia spinto a pronunciare, nel momento in cui domandava la fiducia al Parlamento, due discorsi tanto duri – nei contenuti e persino nei toni – da ridurre al minimo le possibilità di ottenere quella fiducia.

Le elezioni politiche, dunque, si avvicinano e per la prima volta nella storia repubblicana la nostra estate sarà dominata da una campagna elettorale che già si preannunzia durissima.

Forse ha fatto bene Kurt ad allontanarsi per evitare di litigare con me: perché questo sarebbe accaduto ove avessimo continuato le nostre discussioni sull’argomento e non credo che avremmo scansato alcuna delle molte occasioni che ci si sarebbe presentata per ragionarne.

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