Non solo vite umane. L’aggressione russa in Ucraina sta uccidendo anche l’ambiente. Sono circa 200 gli “ecocidi” già compiuti che la Chiesa greco-cattolica ha denunciato in un inquietante report pubblicato sul suo sito. Lo aveva predetto Papa Francesco nella Laudato Si’, che la guerra causa sempre gravi danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, ma quello di cui parla Volodymyr Sheremeta, capo ufficio per l’ambiente della Chiesa greco-cattolica ucraina, va oltre ogni previsione e potrebbe riguardare tutti quanti noi. Si tratta di emissioni di rifiuti tossici fuoriusciti dalle grandi imprese industriali bombardate, incendi, metalli di migliaia di carri armati e veicoli blindati russi abbandonati, più di 80.000 chilometri quadrati disseminati da mine e resti di esplosivi, oltre all’emergenza acqua. E questo senza contare il rischio radioattivo. In Ucraina ci sono quattro centrali nucleari con 15 reattori attivi ognuno dei quali, se colpito, potrebbe rappresentare una seria minaccia per l’ambiente e la vita di milioni di persone in Europa e in tutto il mondo.
Attrezzature militari, gas di scarico e inquinamento delle falde acquifere i peggior nemici
Tra i danni più gravi all’ambiente, Sheremeta ha indicato l’inquinamento chimico dell’aria, dell’acqua e del suolo a causa dei bombardamenti e dell’utilizzo di attrezzature militari, gas di scarico, combustibili e i lubrificanti che vengono immessi nell’ambiente, migliaia di veicoli bruciati e dismessi. Dall’inizio della guerra, le truppe russe hanno bombardato depositi di petrolio e grandi impianti industriali in tutta l’Ucraina. I metalli pesanti dei proiettili e in genere delle armi utilizzate, sono entrati nel suolo e nelle falde acquifere. A questo vanno poi aggiunti gli incendi nelle foreste e nelle steppe che hanno distrutto l’ambiente naturale di specie rare.
Minacciata tutta la fauna
Secondo il WWF Ucraina la guerra sta alterando gli habitat naturali e i corridoi migratori di numerose specie animali, soprattutto nel periodo più delicato dell’anno. L’Ucraina, infatti, si trova al crocevia di importanti rotte migratorie degli uccelli nelle regioni del Paleartico occidentale e dell’afro-eurasiatica, da cui dipendono più di 400 specie di uccelli. 30.000 coppie di cicogne bianche e circa 500 coppie di rare cicogne nere stanno attualmente arrivando in Ucraina per la nidificazione e sono in pericolo. “Il rumore” della guerra e la devastazione degli ambienti, così come lo stress, possono interrompere i cicli vitali di vita di uccelli e mammiferi. La guerra ha interferito anche con l’ecosistema del Mar Nero tanto che sono stati trovati delfini morti sulle rive del Parco naturale nazionale degli estuari di Tuzla nella regione di Odessa.
A rischio un impianto di soluzioni concentrate di idrogeno solforato
L’ultimo allarme lo ha lanciato l’amministrazione cittadina di Mariupol su Telegram: “Il bombardamento dell’Azovstal potrebbe danneggiare una struttura tecnica che trattiene decine di migliaia di tonnellate di soluzione concentrata di idrogeno solforato. La perdita di questo fluido ucciderà completamente la flora e la fauna del Mar d’Azov. Quindi queste sostanze pericolose possono entrare nel Mar Nero e nel Mar Mediterraneo”. Per questo si richiede l’intervento immediato delle Nazioni Unite per “studiare la situazione e prevenire una catastrofe ambientale di livello mondiale”.
L’Unicef denuncia 220 mila bambini minacciati dalle mine anti uomo
Ma il danno ambientale che rimarrà più a lungo, anche molto dopo la fine del conflitto, secondo il capo dell’Ufficio per l’ambiente della Chiesa greco-cattolica ucraina, sono le mine disseminate in vaste aree del Paese. Una minaccia per 220 mila bimbi denuncia l’Unicef, anche se allo stato attuale sono i contadini nei campi, sui macchinari per lavorare la terra, a pagarne il prezzo più alto.