Quando lo scorso 21 giugno ha incontrato i mercati finanziari, il Presidente della Consob, il Prof. Paolo Savona, ha diffusamente parlato dell’impegno a tutelare il risparmio. Tuttavia, accanto al plauso di parte dell’audience, la sua relazione annuale ha sollevato più di qualche dubbio tra gli addetti ai lavori.
Innovazione finanziaria tra slanci e timori
Uno degli aspetti che ha generato più perplessità è stata la sensazione di una generale ritrosia verso le nuove tecnologie finanziarie, ovvero la percepita assenza di uno slancio pragmatico verso il futuro teso a favorire la concretezza necessaria alla crescita dell’ecosistema.
Lo stato di salute del crowdfunding in Italia
Rientra in questo capitolo il crowdfunding. La cosa non è di poco conto sebbene si tratti di un’industria le cui dimensioni siano ancora ridotte, ovvero di un mercato giovane ma in buona salute e in costante crescita, come rende noto l’ultima rilevazione dall’Osservatorio sul Crowdinvesting del Politecnico di Milano.
Infatti, conferma il report presentato in settimana, nell’ultimo anno il mercato è cresciuto di un terzo rispetto all’anno precedente (+27%), con € 430,60 milioni raccolti, anche se per la prima volta si registra una leggera flessione (-2,2%) nel primo semestre 2022, dato da verificare a fine anno.
La prova di maturità che viene dall’Europa
La questione assume ulteriore rilievo alla luce del nuovo regolamento europeo entrato in vigore lo scorso novembre, che si pone l’obiettivo di rendere più uniforme il mercato e favorire al contempo l’operatività crossborder. Tradotto, la creazione di un mercato unico.
Si tratta di una vera e propria prova di maturità che ha visto i primi big cogliere la palla al balzo per rafforzare la propria posizione di leadership internazionale, come testimonia il caso della britannica Crowdcube che ha di recente ricevuto la licenza per operare in Spagna dopo aver aperto il fronte nordico.
Non c’è tempo da perdere
Al momento, seppur fu il primo paese al mondo a regolamentare in tema di equity crowdfunding, l’Italia resta fanalino di coda insieme ad altre nazioni europee, cosa che ha costretto il legislatore a una proroga di un anno del regime transitorio, dal novembre 2022 al 10 novembre 2023.
Ora, se è vero che alla notizia gli operatori italiani hanno tirato un sospiro di sollievo di fronte alla prospettiva di ritrovarsi senza licenza e quindi tagliati fuori, è altrettanto vero che non c’è altro tempo da perdere.
Come ha sottolineato Eurocrowd, associazione europea di settore, attraverso le parole del suo Deputy Director, l’italiana Francesca Passeri: “È necessario che le istituzioni italiane non perdano altro tempo a discutere di procedure e dettagli, perché la competizione internazionale è già iniziata. A breve arriveranno altri grandi operatori dagli Stati Uniti e dall’Asia. Tutti i paesi europei devono mettere i propri operatori in condizione di poter competere, secondo quanto stabilito dal nuovo regolamento”. Insomma, fate presto.