Anche il presidente della Federcalcio, Giovanni Malagò, ha voluto esprimere, a nome del mondo dello sport, sostegno al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, in Aula per un nuovo voto di fiducia. “Abbiamo parlato della questione del Governo, visto che siamo il Paese ospitante delle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi invernali e dei prossimi Giochi del Mediterraneo.
Non facciamo politica, ma in questo momento di congiuntura internazionale, con la crisi economica e la guerra, le dimissioni del presidente Draghi sono viste con forte preoccupazione dalla comunità internazionale”. Questa la posizione del presidente del Coni Giovanni Malagò sull’incerta situazione politica attuale. Al termine della Giunta nazionale a Palazzo H, il numero uno dello sport italiano ha rivelato di “aver sentito Draghi domenica pomeriggio. Gli ho detto che il mondo dello sport è con lui.
Nei prossimi mesi si aprirebbe una fase d’incertezza se saltasse il Governo e cambierebbero tante strategie”, ha osservato Malagò, che nel rapporto tra mondo dello sport e politica ha poi voluto lanciare un messaggio ai presidenti degli organismi sportivi durante il Consiglio nazionale. “Il Coni si salva, io l’ho detto dall’inizio, perché è un ente pubblico e abbiamo un ordinamento sovranazionale, siamo protetti dal Cio. Non ci sono santi”. “Siete voi gli oggetti della riforma del 2018, che è solo il primo passo: vincoleranno ogni euro che vi danno a un’attività. Se siete soggetti privati, questo non esiste al mondo. Date dei segnali, urlatelo: io lo faccio perché bisogna salvaguardare l’autonomia dello sport. Altrimenti rischiate di lasciare in eredità una situazione insostenibile”.
Malagò si è poi soffermato sul tema del lavoro sportivo e in particolare sul decreto approvato nelle scorse settimane dal Consiglio dei ministri. “Per noi è profondamente sbagliato non ascoltare chi rappresenta il mondo dello sport. Disconosciamo il metodo, non capiamo il vantaggio di fare questo lavoro senza interpellarci. Se non sei mai stato presidente di una associazione dilettantistica, perché scrivi una legge senza conoscere la ricaduta sul campo del problema? Noi vogliamo si sistemi tutto. È sacro il diritto di chi lavora, ma è sacro anche il diritto del datore di lavoro. Salviamo il dipendente, ma salviamo anche il datore di lavoro altrimenti il sistema viene giù. Serve sicuramente una tipizzazione della figura del lavoratore sportivo”.
“Ma ad esempio non c’è chiarezza sulla figura dell’allenatore. E anche sul vincolo siamo preoccupati. In particolar modo per gli sport di squadra. Petrucci e Gravina hanno segnalato che l’abolizione del vincolo, così com’è, è una cosa folle. Con quali giocatori ti iscrivi ai campionati giovanili? Sono tutti svincolati. L’abolizione va declinata entro 24 mesi”.
Sul tema del lavoro sportivo è arrivata anche la risposta della sottosegretaria Vezzali. “Rimango veramente stupita dalle dichiarazioni del presidente Malagò al punto che credo non sia adeguatamente informato. La riforma è il frutto del totale coinvolgimento di tutte le componenti sportive, incluso il Coni, oltre che della condivisione con le parti politiche, e proprio grazie a questo sforzo comune abbiamo evitato che il decreto sul lavoro sportivo, come originariamente concepito, mettesse in ginocchio dal primo gennaio 2023 il mondo dello sport”.