Secondo l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio, per l’estate 2022 si prevedono in Italia flussi turistici in netta crescita, soprattutto nelle città d’arte, tra le destinazioni più penalizzate a causa dell’emergenza sanitaria. Gli operatori turistici hanno dichiarato che nel mese di giugno hanno venduto o affittato il 50% delle camere, sul totale di quelle disponibili, un valore simile a quello registrato nel 2019. Per il periodo che va da luglio a settembre ci si attende un assorbimento dell’offerta pari al 48% delle camere disponibili, con un picco nel mese di agosto del 62% di prenotazioni già effettuate, contro il 33% registrato nel 2021.
Coerentemente con la stagionalità, sono le strutture ricettive nelle località di mare a registrare le prenotazioni più elevate, con il 71,2% delle camere già prenotate per il mese di agosto. Il trend è positivo anche per le località di montagna: gli operatori segnalano il 51,7% delle camere prenotate per il mese di luglio e il 61,9% per il mese di agosto.
Il 40% degli operatori intervistati dichiara un aumento della clientela straniera, mentre solo la metà ne prevede un calo. Un dato particolarmente rilevante in quanto indica una ripresa nel segmento che più aveva risentito della crisi Covid. Si tratta, prevalentemente, di turisti provenienti dalla Germania (+31,9% rispetto al 2021), mentre trovano sostanzialmente conferma e potenziale di crescita rispetto ai livelli dello scorso anno i flussi provenienti da Svizzera, Austria, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Di segno opposto le previsioni relative alle prenotazioni dalla Russia, per il 60% degli operatori sono attese in diminuzione e per il 38% sono stabili rispetto allo scorso anno. Per il 65,5% degli operatori uno dei principali problemi incontrati nel gestire l’attività questa estate è la definizione del prezzo del servizio offerto a fronte dell’aumento dei costi. Secondo quanto emerso dall’indagine, la quasi totalità delle imprese intervistate ha riscontrato aumenti dei costi generali che solo in parte vengono scaricati sui prezzi di vendita.
Poco più di un terzo delle strutture, il 36%, ha dichiarato di aver aumentato le tariffe. Gli imprenditori restano fortemente preoccupati dei riflessi di difficile previsione rispetto alla gestione finanziaria: il 41% degli operatori teme di dover chiudere il proprio bilancio in perdita. Questo orientamento appare più diffuso tra le strutture alberghiere e relativamente più concentrato nelle località lacuali e termali del Bel Paese. Altra importante difficoltà segnalata è quella relativa al reperimento del personale, un problema per il 27,6% degli intervistati.