Draghi ostenta flemma ma si sente in una botte di ferro. E sfida i due leader capricciosi.
Il patto sociale avviato con i sindacati è la mossa con cui ha spiazzato Conte. Ma le orecchie le ha tirate anche a Salvini che minacciava sfracelli a settembre “Niente ultimatum. Così non si governa”. Punto e basta. Conte incassa il colpo, Salvini non se la tiene e reagisce a modo suo e spara una cifra: 50 miliardi di deficit in più… Impensabile per Draghi che i conti li sa fare e sa che deve tenerli in ordine: la BCE stavolta al posto del bazooka usa la pistola ad acqua e lo spread potrebbe divorare in poche settimane i presunti vantaggi dei soldi spesi a debito.
La tematica del lavoro e del disagio sociale è al centro dell’azione di governo. Draghi ne parla con chi i lavoratori li rappresenta e così Conte ha le armi spuntate. Dei nove punti branditi minacciosamente dall’avvocato una parte significativa viene riassorbita nel dialogo con Cgil, Cisl e UIL, come spiega Maurizio Piccinino nell’articolo qui accanto. A Conte resta ben poco su cui fare fuoco e fiamme. Da qui a giovedì non avrà altri segnali da Draghi. Tocca a lui ora decidere se inscenare una imbarazzante marcia indietro o andare a sbattere contro il muro.
Scenari di crisi
Perché se non vota la fiducia al Senato il governo è obbligato a dimettersi per rispetto nei confronti del Parlamento: se la maggioranza cambia Draghi deve rimettere il mandato nelle mani di Mattarella. Che può rimandarlo alle Camere o accettare le dimissioni. Nel primo caso Draghi avrebbe comunque la maggioranza necessaria per andare avanti e i 5s finirebbero per spaccarsi.
Se invece Mattarella accettasse le dimissioni, potrebbe provare a formare un nuovo governo oppure potrebbe sciogliere le Camere.
Draghi non ha detto una parola sui possibili scenari : sono decisioni che spettano al Quirinale. Mattarella è ormai un esperto di gestione delle crisi e il Paese, per fortuna, è in buone mani.
L’abilità politica di Draghi
Draghi sta dimostrando un’abilità politica superiore alle attese. mantiene i nervi saldi, fa qualche piccola correzione di rotta senza stravolgere l’azione di governo. Toglie argomenti a chi lo vorrebbe affossare e così li indebolisce e li isola in una mega maggioranza. E va avanti con un0attenziine alle tematiche sociali che pochi si aspettavano da un “tecnocrate”. La verità è che Draghi non è un solo un tecnico di prestigio internazionale. È un uomo delle istituzioni che da sempre ha avuto a che fare con le bizzarrie della politica: quella italiana quando era in patria e quella europea quando era a Francoforte. Pensare che Salvini e Conte possano metterlo in difficoltà con i loro metodi, beh… ci vuole coraggio.