mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Cronache marziane

È davvero finita la parabola Johnson?

Le improvvise dimissioni di Boris Johnson dalla carica di Premier hanno creato sconcerto sia in me che in Kurt il marziano e così non poteva mancare un confronto dialettico fra noi due per tentare di capire entrambi come sia stato possibile arrivare tanto repentinamente all’esito di uno scontro che contrapponeva, ormai da diversi mesi, Bojo ai maggiorenti del Partito Conservatore britannico.

Quel che però è risultato incomprensibile per Kurt consiste  nello scaglionamento in due tempi di quelle dimissioni: immediate dalla carica di leader del partito conservatore e, solamente a valere dal prossimo ottobre, da capo del governo,

Infatti, secondo  la Costituzione inglese (che non è scritta da nessuna parte, ma è piuttosto il risultato di una somma di convenzioni e consuetudini stratificatesi nel corso di qualche secolo), il capo della forza politica di maggioranza diviene anche, necessariamente, colui che sceglie i ministri del proprio governo, per poi presentarli al Sovrano che si limita a prendere atto di quelle scelte in una cerimonia tanto solenne quanto priva di rilievo giuridico, visto che mai e poi mai il sovrano (o la sovrana) si sognerebbe di usare la propria Moral Suasion per influire su scelte che riguardano esclusivamente i rapporti fra il Premier e il partito nel quale si raccolgono i componenti dei due rami del Parlamento.

Ancora la consuetudine costituzionale ci insegna come, in caso di crisi, il Premier in carica attenda che il proprio partito indichi il suo nuovo Leader e solo a quel punto Egli si presenti effettivamente dimissionario e consegni a Quest’ultimo le chiavi dell’esecutivo, affinché l’azione di governo prosegua senza soluzione di continuità.

Si tratta di un rito antico e consolidato che, come tutti i riti, non tollera significative variazioni procedimentali: stavolta invece – scindendo la premiership del partito da quella del governo – la variazione c’è stata eccome, anche se la maggior parte dei commentatori non ha mostrato di comprenderne appieno il significato, degradandola ad un gesto di stizza del Premier defenestrato!

Anche Kurt sembra dunque appartenere alla vasta schiera di coloro che non sembrano aver compreso fino in fondo la sottigliezza dell’iniziativa assunta da Bojo per tentare di neutralizzare il ribaltone che si stava celebrando in suo danno e così mi ha chiesto – non senza una certa carica di ingenuità – quale vantaggio lo stesso Johnson possa trarre dal restare in carica (almeno) fino ad ottobre, mentre alle sue spalle si svolgono le manovre necessarie per individuare colui che lo sostituirà nel ruolo di capopartito e quindi di neo Premier.

A quel punto ho richiamato l’attenzione del Marziano sulla circostanza che Bojo – prima ancora che alla politica – ha dedicato le sue fatiche allo studio della vita parlamentare di Winston Churchill, traendone gli utili insegnamenti descritti nel volume “The Churchill Factor” (London, 2016) ove racconta le tecniche e le tattiche attraverso le quali il grande statista usava fronteggiare le ostilità dei maggiorenti del proprio Partito.

Churchill è stato infatti un maestro nella riaggregazione degli interessi politici al fine di rompere gli schemi che lo avevano più volte costretto in posizioni di minoranza e anche Lui, come Johnson, si presentò almeno una volta dimissionario dalla carica di Leader dei Tories, per poi tornare in sella anche come Premier.

Allo stato dei fatti è difficile dire se Bojo voglia anche stavolta imitare il suo mentore; anzi, tutto sembrerebbe dimostrare il contrario e solo ad ottobre capiremo quali siano le conseguenze del suo gesto, che potrebbe anche esitare in elezioni anticipate.

Il marziano ha però dovuto darmi atto che l’instabilità della situazione politica inglese non è molto più significativa di quella che sta percorrendo i governi di altri Paesi europei: con preferenza di quelli che tuttora non perdonano al nostro Dimissionario la scelta della Hard Brexit.

Banale, quanto significativa, è stata però la domanda che Kurt mi ha avanzato al termine della nostra discussione: come mai per voi terrestri ogni forma di esercizio del potere non è finalizzata a ricercare il benessere dei governati, ma piuttosto quello dei governanti?

Neanche stavolta ho saputo rispondere a tono e non posso che prendere atto di questa mia quasi cronica incapacità.

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