In Italia gli investimenti in Innovazione Tecnologica e Ricerca e Sviluppo dello scorso anno sono ammontati a 3,1 miliardi di euro, dei quali 1,4 miliardi in impianti ad alta tecnologia e 1,7 miliardi in R&S. Di quest’ultimi, il 6,3% del totale sono stati investiti dalle imprese del farmaco, una cifra che è equivale a 10 volte la media nazionale, come è emerso dai dati presentati dall’Assemblea pubblica di Farmindustria. Grazie ai 700 milioni destinati agli studi clinici, spesso nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), sono state rese disponibili per i pazienti terapie innovative, aumentato le competenze e generate risorse importanti per i centri clinici.
La sperimentazione clinica rappresenta il 22% del totale nell’UE (era il 17% nel 2015). Gli studi sono il 42% del totale su farmaci biotech e terapie avanzate e il 32% del totale sulle malattie rare. Ma per essere competitivi nel futuro sono necessari i decreti attuativi per rendere pienamente operativo il Regolamento europeo sulla Sperimentazione Clinica, che migliora e snellisce le norme necessarie a studiare nuovi medicinali. Oltre che nei farmaci orfani e nelle terapie avanzate, l’Italia può vantare specializzazioni nei vaccini e nei plasmaderivati.
L’industria farmaceutica è anche il primo settore per open innovation. Una ricerca condotta in partnership con soggetti pubblici e privati: start-up, PMI, università, istituti di ricerca e di alta tecnologia, parchi scientifici e tecnologici, strutture sanitarie. Gli investimenti nel mondo già programmati tra il 2021 e il 2026 saranno di 1.300 miliardi di euro. Secondo dati della Commissione Europea la farmaceutica rappresenta il 19% della R&S mondiale e in Italia investe, rispetto al fatturato, il 17% rispetto al 5% della media manifatturiera. E nel 2021 si è toccato il record storico di prodotti in sviluppo nel mondo, oltre 18.000, e di nuovi farmaci autorizzati: 84 rispetto ai 56 del triennio 2017-2019, dei quali 40 per malattie rare e 44 “first in class”.