Conte ha presentato a Draghi un cahier de doléances più che una serie di richieste organiche. Lamentele sul comportamento del Presidente del Consiglio e poche nuove proposte concrete.
Il M5s vuol essere più coinvolto. Non chiede di prorogare il bonus 110% ma solo di sbloccare le cessioni dei crediti e di consentire il completamento dei lavori. Cosa che il governo ha già in cantiere, come il taglio al cuneo fiscale e la rateizzazione delle cartelle esattoriali cui Conte insiste. Difficilmente Draghi cederà sulla richiesta di scostamento di bilancio. Sul reddito di cittadinanza la polemica di Conte è fuori luogo, perchè è stato lo stesso Draghi a parlarne bene come misura contro la povertà. Ma per la parte in cui il Rdc non ha funzionato è assurdo intestardirsi a mantenerlo così com’è. Poteva mancare uno dei classici NO pentastellati? Non poteva ed ecco l’altolà di Conte alle trivelle. La maggioranza è ancora molto forte ,sperando che Salvini non decida di tornare a fare il Giamburrasca. Ma sia Conte che Salvini devono tener conto di un dato ormai evidente: dopo Draghi c’è solo il voto e non è buon momento per Lega e 5S per andare alla urne.
Entrambi hanno guidato il Movimento fondato da Grillo. Uno al successo, l’altro al declino. Di Maio l’ha portato al 32% nel 2018. Conte comincia faticare per tenerlo sopra il 10%. Da due anni Di Maio aveva cominciato ad abbandonare gli eroici e vacui furori delle origini. Conte invece li ha rinverditi nel tentativo di dare un’identità al M5S allo sbando. Di Maio non ha condiviso la retromarcia e se n’è andato portandosi via mezzo partito.
Conte ha provato a mettere in difficoltà Draghi ma è stato stoppato prima da Grillo poi dalla maggioranza del gruppo dirigente. Ed è stato costretto ad arroccarsi isolandosi sempre di più Di Maio è diventato un paladino di Draghi e ha cominciato a pensare ad un futuro politico che graviti nell’area ampia che trova in Giuseppe sala un punto di riferimento.
Conte ha presentato a Draghi un cahier de doléances più che una serie di richieste organiche. Lamentele sul comportamento del Presidente del Consiglio e poche nuove richieste serie concrete.
Il M5s vuol essere più coinvolto. Non chiede di prorogare il bonus 110% ma solo di sbloccare le cessioni dei crediti e di consentire il completamento dei lavori. Cosa che il governo ha già in cantiere come il taglio al cuneo fiscale e la rateizzazione delle cartelle esattoriali cui Conte insiste. Difficilmente Draghi cederà sulla richiesta di scostamento di bilancio. Sul reddito di cittadinanza la polemica di Conte è fuori luogo, perchè è stato lo stesso Draghi a parlarne bene come misura contro la povertà. Ma per la parte in cui il Rdc non ha funzionato è assurdo intestardirsi a mantenerlo così com’è. Poteva mancare uno dei classici NO pentastellati? Non poteva ed ecco l’altolà di Conte alle trivelle.
Draghi risponderà a breve ma ovviamente dovrà tener conto degli equibilibri complessivi della maggioranza. Che oggi risulta ancora molto forte, sperando che Salvini non decida di tornare a fare il Giamburrasca. Ma sia Conte che Salvini devono tener conto di un dato ormai evidente: dopo Draghi c’è solo il voto e non è buon momento per Lega e 5S per andare alla urne. In più Conte sa già che se rompe con Draghi rompe anche con il Pd. E questo è un lusso che non si può permettere.