Il primo rilievo fatto da Mario Draghi, nella conferenza stampa al termine del vertice di Elmau, è il successo del vertice dei Paesi del G7, che hanno mostrato una forte determinazione nel continuare a difendere l’Ucraina dall’aggressione della Russia.
“Questo G7 è stato veramente un successo”, sottolinea Draghi che ricorda come, “i nostri Paesi hanno riaffermato piena e grande coesione, grande unità di vedute in particolare per quanto riguarda la guerra in Ucraina e le sue conseguenze”. Anche il dossier sulle nuove sanzioni da imporre a Mosca è stato approvato in modo deciso e corale. “Abbiamo riaffermato il nostro impegno sul fronte delle sanzioni, che è essenziale per riportare la Russia al tavolo dei negoziati”. Dal summit inoltre è emersa la unanime determinazione di Stati Uniti e degli altri Paesi nel confermare e ampliare gli impegni in favore di Kiev. “Il G7”, ha evidenziato ancora Mario Draghi, “è pronto a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.
Limitare i fondi a Putin
Sul tema economico il G7 ha fatto una scelta strategica, sia nel limitare i finanziamenti alla Russia, sia nel ridurre il peso dell’inflazione .
“Tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i finanziamenti a Putin, ma anche di rimuovere la cause dell’inflazione”, ha osservato ancora Draghi.
Draghi-Cremlino, lo scontro
Nella conferenza finale del vertice G7, a cui hanno partecipato su alcuni temi, anche altri Paesi, si è parlato della eventuale prossima presenza del presidente Russo Putin, al summit del G20.
“il presidente indonesiano lo esclude”, ha riferito Draghi, “è stato categorico, non verrà. Potrà succedere un intervento da remoto, vedremo”. Su questa osservazione ci Draghi ieri il Cremlino ha imbastito una polemica. Secondo quando poi riferito dalle agenzie la Russia ha confermato che l’invito a Putin a partecipare al G20 in Indonesia era stato ricevuto. Lo rende noto il Cremlino, aggiungendo che non è Draghi a decidere se Putin parteciperà o meno.
Price cap su gas e petrolio
Abbiamo dato mandato con urgenza ai ministri su come applicare un price cap sul gas e sul petrolio. L’Ue accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas, una decisione che accogliamo con favore”. L’auspicio è arrivare a “un risultato sul price cap al gas prima di ottobre”, ha aggiunto il premier.
Investimenti per le rinnovabili
Il tempo stringe, anche perché “per ora è difficile capire cosa farà la Russia col gas”. Ma “andiamo avanti”, ha chiarito il premier, “cercando di prepararci, aumentando gli stock e gli investimenti nelle rinnovabili e anche gli investimenti di lungo periodo nelle rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo”.
Gli aiuti all’Ucraina
“Abbiamo avuto modo di sentire il presidente Zelensky che ci ha chiesto aiuto per il conflitto e la ricostruzione futura”, ha proseguito Draghi, “ci ha detto che la Russia ha lanciato 3800 missili sull’Ucraina, ci ha detto che i massacri aumentano, quindi che bisogna proteggere la popolazione, ha raccontato della situazione economica che vede 5 miliardi al mese di deficit”.
Per il premier è importante non mollare sui negoziati: “Portare la Russia sul tavolo dei negoziati e come dice Biden essere sempre pronti a prendere spazi negoziali se questi si presentassero”. Ma dice con chiarezza Draghi: “Le cose non sono andate come voleva Putin”.
Grano, vicini alla verità
I rischi di una carestia globale che avrebbe effetti catastrofici sui Paesi più poveri è stato un tema sui il dibattito si è concentrato. In conferenza stampa il premier lo ha ricordato indicando gli sviluppi.
“Il segretario generale dell’Onu Guterres”, ha evidenziato Draghi, a proposito del piano per il grano ha usato le parole, “siamo oramai vicini al momento della verità”, ha proseguito Draghi, “per capire se Ucraina e Russia vorranno sottoscrivere un accordo che permetterà al grano di uscire dai porti.
La situazione va sbloccata in tempi rapidi per immagazzinare il nuovo raccolto. Le notizie sullo sblocco del grano ci fanno sperar bene, anche se è prematuro essere ottimisti”. Tuttavia ci sono anche indicazioni confortanti sull’export del grano dall’Ucraina.
“Ci sono buone notizie. Molti di noi se non tutti”, ha riferito Draghi, “pensavamo che occorresse sminare i porti, ora invece pare ci siano, anzi ci sono dei corridoi sicuri attraverso cui far passare le navi, questo significa guadagnare tempo”.
Il G7 e gli altri Paesi
Il presidente del Consiglio ha inoltre ricordato il dibattito che ha coinvolto il G7 e altri Paesi” come India, Sud africa, Argentina e Indonesia: “una discussione interessante soprattutto col Sud Africa sulla questione climatica”. Il presidente del Senegal e dell’Unione Africana, Macky Sall, al G7 di Elmau, in Germania, ha detto che “in Africa vive il 30% della popolazione mondiale e contribuisce solo per il 3% alle emissioni globali”. Sall ha aggiunto che “se l’Africa usasse tutti combustibili fossili”, ha riferito Draghi citando il presidente del Senegal, “che ci sono arriverebbe al 3,4%. Sono solo stime ma si capisce che il peso di questi provvedimenti per salvare il clima ricade in maniera sproporzionata sull’Africa e paesi piu poveri”.
“Il G7 resta ancora il punto di raccordo”, evidenzia anche Mario Draghi, “di coordinamento più importante al mondo per la politica tout court: sicurezza, economica, internazionale. Occorre però essere consapevoli che ormai rappresentiamo una minoranza nel mondo, potente”. Ad esempio “gli Stati Uniti e l’Unione europea sono di gran lunga i più grandi donatori al mondo di vaccini”. I componenti del G7 “sono i Paesi più ricchi nel mondo, quindi restano Paesi fondamentali, però sono una minoranza della popolazione del mondo, anche in termini di opinione”.
Difesa delle democrazie
Perciò, ha aggiunto il premier, “il G7 è consapevole che se vuole che i propri temi”, quelli “della difesa delle democrazie, dell’avversione alle autocrazie, si diffondano del mondo, occorre avvicinare gli altri Paesi, renderli compartecipi dei momenti fondamentali”. Infatti, dalla discussione durante il G7 “quel che è venuto fuori”, riferisce Draghi, “è che quei Paesi che hanno un atteggiamento abbastanza neutrale tra Russia e Ucraina non sono stati avvicinati. E nella discussione che c’è stata si è visto subito come ci fosse desiderio di essere coinvolti”. “Alcuni di questi Paesi sono poveri. Mi viene sempre in mente un proverbio africano”, ha concluso Draghi, “che veniva citato a metà degli anni Ottanta quando ero alla Banca mondiale: quando gli elefanti lottano è l’erba che soffre. Quindi se i Paesi si sentono erba soffrono, ed è difficile chieder loro di prendere parte”.
Draghi e il vertice Nato
Quanto al vertice Nato al via a Madrid Draghi ha auspicato la stessa compattezza avuta dai Paesi G7. “Ci aspettiamo la riaffermazione di questo senso di unità e fermezza del G7 e poi probabilmente un ampliamento della Nato alla Svezia e alla Finlandia”, ha osservato ancora il presidente del Consiglio, “Gli effetti di questa guerra sono imprevedibili, ci ritroviamo con una Ue più unita, una Nato più unita e probabilmente più grande”. Per Draghi la situazione oggi è cambiata, perché i Paesi “cercano protezione e riarmamento. Le cose non sono andate come avrebbe voluto Putin”. Il premier non ha nascosto inoltre i timori emersi nel vertice. C’è “preoccupazione per il costante progresso”, nelle ultime due settimane delle forze russe sul terreno in Ucraina. Ma ciò ha aggiunto Draghi “non significa che non continuerà il nostro sostegno a Kiev”.