18 morti e 59 feriti. È questo un primo bilancio delle vittime dell’attacco di ieri al centro commerciale di Kremenchuk, città dell’oblast di Poltava, sulle rive del fiume Dnipro, nel cuore dell’Ucraina. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si tratta di “uno degli attacchi terroristici più provocatori della storia europea”.
“Una città tranquilla – ha continuato nel suo discorso serale -, un normale centro commerciale con dentro donne, bambini, comuni civili. Prima dell’allarme aereo c’erano circa mille persone. Fortunatamente, per quanto ne sappiamo in questo momento, molte persone sono riuscite a uscire in tempo”, ha aggiunto. Su quanto accaduto a Kremenchuk arriva anche la condanna da parte dei leader del G7, riuniti ieri in Germania: “Condanniamo solennemente l’abominevole attacco a un centro commerciale a Kremenchuk. Siamo uniti all’Ucraina – si legge in una dichiarazione – nel piangere le vittime innocenti di questo brutale attacco. Gli attacchi indiscriminati a civili innocenti costituiscono un crimine di guerra”.
L’offensiva nel paese, intanto, continua: la guerra prosegue ormai da 125 giorni. Diventa più pesante anche il bilancio delle vittime tra i bambini: secondo i dati dell’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina, dall’inizio del conflitto, nel paese 341 bambini sono morti e almeno 622 sono rimasti feriti. La de-escalation, però, sembra ancora lontana, anche sul piano verbale. E da Mosca giunge un altro avvertimento: “Qualsiasi tentativo di invadere la Crimea è una dichiarazione di guerra contro il nostro Paese. E se ciò viene fatto da uno Stato membro della Nato, ciò significa conflitto con l’intera alleanza del Nord Atlantico; una terza guerra mondiale, una catastrofe completa”, ha detto l’ex presidente russo, Dmitry Medvedev, in un’intervista al sito di notizie russo Argumenty i Fakty citata dal Guardian. Proprio oggi i leader della Nato si riuniscono a Madrid.