Se alle urne vanno a votare solo 4 elettori su 10 per scegliere il proprio sindaco significa che la politica locale è più malata di quella nazionale. I giochi e giochetti delle segreterie dei partiti piacciono sempre meno ai cittadini che spesso si vedono catapultare candidati nei quali non riescono a riconoscersi.
È questo il primo problema su cui dovrebbero riflettere tutti. Perchè la democrazia si indebolisce se il diritto di voto non viene esercitato per colpa di chi non riesce a sintonizzarsi più col suo elettorato di riferimento.
Il centrodestra è dilaniato da uno scontro interno che si aggrava sempre di più. Tutti invocano più unità ma nessuno fa qualcosa di concreto perchè questo si realizzi. E non è solo la questione della forte leadership di Giorgia Meloni che va storta a Berlusconi e Salvini. Manca quello spirito costruttivo che ha fatto per quasi 30 anni da collante ad una coalizione eterogenea e che oggi non riesce più a dialogare al suo interno. Figuriamoci come possa pensare di dialogare con i propri elettori. I capi del centrodestra fanno bene a fare penitenza, ma farebbero meglio a parlare un linguaggio comune non solo nei comizi ma anche quando di scrivono programmi e si elaborano strategie.
Allegra confusine nel campo largo
L’euforia con cui Letta ha salutato il buon risultato del centrosinistra è solo in parte giustificato. I candidati del centrosinistra hanno beneficiato dei conflitti interni alla coalizione avversaria che ha portato a candidature locali deboli. E i problemi interni alla variegata formazione che gioca nel “campo largo” di Letta sono tutti irrisolti. La flemma del segretario Pd aiuta sicuramente a gestire queste difficoltà con il saggio, vecchio stile democristiano: non esasperare i conflitti, cercare compromessi, non sbattere la porta in faccia a nessuno, temporeggiare.
Ma Letta commetterebbe un grave errore se pensasse che il risultato delle amministrative possa prefigurare un analogo successo alle politiche del 2023. Le incognite sono tante. La coabitazione di Conte e Di Maio sotto lo stesso ombrello lettiano è pressoché impossibile. La tessitura di rapporti con Renzi e Calenda richiede una prolungata pratica zen e il risultato non è scontato
Senza il palazzo del centro meglio il proporzionale
L’area del Centro pullula di numerosi cantieri che non riescono a costruire un unico palazzo né a condizionare gli altri due poli. Ed è molto strano che in questo contesto così sfilacciato qualcuno si illuda che con la legge elettorale attuale le urne ci daranno una maggioranza solida nei numeri e armonica nei programmi.
Il ritorno al sistema elettorale proporzionale è sempre la scelta più saggia e onesta nei confronti dei cittadini: ciascun per sé. Poi si vedrà. Almeno non si creano illusioni di coalizioni di governo che durano pochi mesi o non si verificano per niente.