sabato, 16 Novembre, 2024
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La burocrazia soffoca i Comuni. 14.5 miliardi per scartoffie 

La burocrazia “soffoca” anche i Comuni, soprattutto quelli di piccolissime dimensioni. A pagare i costi aggiuntivi però sono i cittadini che devono impegnare pro capite una cifra pari a 251 euro all’anno. In termini complessivi, le burocrazie locali infatti tra sperperi, costi e impiego di tempo per compilare documentazioni inutili, sfiorano i 14,5 miliardi di euro.

Perché tanti miliardi?

La spesa miliardaria è il frutto degli adempimenti richiesti dal legislatore e alle disposizioni fissate dai ministeri. Per “ottemperare” alle richieste per i Comuni è necessario utilizzare molto personale e impegnare tanto tempo che, invece, potrebbero essere investiti più proficuamente per erogare ulteriori servizi, in particolar modo a cittadini e imprese. L’analisi è stata realizzata dall’Ufficio studi della società di analisi socio finanziarie Cgia per conto dell’Asmel.

Costi e sperperi

L’unità di misura nei bilanci dei Comuni è “costo servizi generali su spesa corrente”. Questo approfondimento ha ricevuto lo spunto dall’osservazione dei dati riferiti alla missione dei bilanci comunali che, con buona approssimazione, misurano le spese di funzionamento della macchina amministrativa comunale; rapportando tale aggregato alla spesa corrente totale in capo a ciascun Comune, il risultato individua la quota di risorse assorbite annualmente dalla burocrazia.

Servizi e sprechi

Servizi come la “gestione economica, finanziaria, programmazione e provveditorato”, l’”ufficio tecnico”, la “gestione delle entrate tributarie e i servizi fiscali”, la “gestione dei beni demaniali e patrimoniali” e le “risorse umane”. “È bene comunque sottolineare”, osserva la Cgia, “che un elevato valore di questo aggregato non necessariamente corrisponde a una gestione inefficiente delle risorse o, peggio ancora, a sprechi e a sperperi. Queste voci, infatti, includono anche servizi di carattere prettamente istituzionale – come le “elezioni e consultazioni popolari”, l’“anagrafe e lo stato civile” e gli “organi istituzionali” – che hanno costi e dimensioni occupazionali spesso non ulteriormente “comprimibili”.

I costi della burocrazia

Sebbene negli ultimi anni l’incidenza delle spese per i servizi generali, amministrativi e di gestione sulla spesa corrente sia leggermente in calo, nel 2020 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), si è attestata al 27 per cento (-1,1 per cento rispetto al 2016). Per i 7.900 Comuni presenti nel Paese, questa incidenza presenta un costo annuo, in termini complessivi, pari a 14,5 miliardi di euro. Come dicevamo più sopra, a fronte di una media generale pari a 251 euro procapite, le amministrazioni comunali più piccole (fino a 5 mila abitanti) registrano il costo più elevato (344 euro procapite): seguono i municipi con oltre 60 mila abitanti (259 euro) e quelli con classi demografiche intermedie (238 euro per i Comuni tra i 5 e i 10 mila abitanti, 212 euro per quelli fra i 10 e i 20 mila abitanti e, infine, 208 euro per le amministrazioni fra i 20 e i 60 mila abitanti).

Soffre soprattutto il Sud

Al netto della situazione presente in Valle d’Aosta (incidenza della spesa servizi generali-amministrativi su spesa corrente totale del 41,8 per cento, per un costo totale pari a 97 milioni), “a livello territoriale” calcola la Cgia, “a soffrire maggiormente il peso dell’oppressione burocratica sono le realtà amministrative ubicate nelle regioni del Mezzogiorno”. Basilicata con il 34,6 per cento (pari a un costo totale annuo di 152 milioni di euro), Molise con il 34,5 per cento (93 milioni di euro), Sicilia con il 33 per cento (973 milioni di euro) e la Calabria con il 32,8 per cento (513 milioni di euro) registrano le situazioni più critiche. Le regioni meno investite da queste criticità, invece, sono la Puglia con una incidenza del 24,7 per cento (costo annuo di 738 milioni di euro complessivi), la Lombardia con il 24 per cento (2,1 miliardi di euro) e, infine, il Lazio con il 22,6 per cento (1,5 miliardi di euro)

Il freno dell’Italia

“In altri termini”, evidenzia Francesco Pinto Segretario generale Asnel, “sono proprio le amministrazioni più svantaggiate, le più piccole e quelle ubicate al Sud, a soffrire di più per l’incidenza di una burocrazia eccessiva. Ormai nei Comuni il peso di adempimenti, spesso puramente formali o ridondanti, rappresenta sempre più l’ostacolo maggiore al buon funzionamento degli Enti”.

L’allarme delle Pmi

“Un allarme simile a quello lanciato dalle Pmi e il fatto che ora venga denunciato da strutture pubbliche la dice lunga sui guasti generati dall’eccesso di regolazione, vera zavorra del sistema Italia”, conclude Francesco Pinto.

Di questi e di altri dati emersi, si parla in occasione del Forum annuale Asmel che si tiene a Napoli dal titolo: “Centralismo e Burocrazia: il freno dell’Italia”.

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