lunedì, 16 Dicembre, 2024
Società

Lo Sport cerca un posto in Costituzione

È a metà percorso la staffetta legislativa sullo sport per conquistarsi un posto in Costituzione, nell’articolo 33, come è avvenuto per l’ambiente, di cui alla recente legge costituzionale 11 febbraio 2022, n.1, con modifiche ed integrazioni degli articoli 9 e 41 della Costituzione.

La legge sull’ambiente, però, ha avuto un posto di tutto rispetto nell’articolo 9, tra i “Principi fondamentali” ed anche nell’affermare che: “La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.”

L’articolo 41 è stato modificato ed integrato – specificatamente – per subordinare la libera iniziativa economica privata alla utilità sociale, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute e all’ambiente. Nell’intendo di dare allo sport rilevanza costituzionale, in principio, il pensiero correva allo stesso articolo 9 ed anche all’articolo 32, con l’inserimento, in prosieguo, di quando afferma che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

L’attuale formulazione, incardinata come emendamento nell’articolo 33 della Costituzione, mediante l’aggiunta di un nuovo comma, così recita: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività Sportiva in tutte le sue forme”.

Sport, ambiente e salute sono, in effetti, situazioni oggettive, ideali per un corretto stile di vita, insieme all’alimentazione, nonché ai luoghi di lavoro per gli alti rischi infortuni diretti ed indiretti ed a quelli abitativi.

In effetti la salute va preservata giornalmente, sin dal concepimento, con un corretto stile di vita, tra cui il giusto riposo, una corretta alimentazione ed una adeguata attività fisica all’aria aperta in luoghi salubri.

È arcinoto – purtroppo – come la sedentarietà ed una alimentazione irregolare e/o disordinata portano sulla strada dell’obesità – molto pericolosa tra i bambini, i ragazzi e gli adolescenti – con i problemi che ne conseguono e, per ripararne i danni, si richiedono spesso specifiche cure mediche e contestuali modificazioni del tenore di vita.

L’intendo di dare allo sport visibilità in Costituzione proviene da data remota, per cui sarebbe stato auspicabile un richiamo esplicito al citato articolo 32 per far armonizzare tra loro i principi fondamentali del Ministero della salute, dell’Istruzione, della Ricerca scientifica e della Cultura con un indirizzo univoco per una migliore qualità della vita ed alleviare le sofferenze a chi – meno fortunato – abbia bisogno di terapie e guide con l’aiuto di esperti delle scienze dell’alimentazione, delle scienze motorie e dei medici della medicina dello sport.

L’articolo 138 della Costituzione prevede, come per tutte le modifiche costituzionali “…due successive deliberazioni di Camera e Senato ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.”
La prima deliberazione del Senato è avvenuta il 22 marzo scorso ed alla Camera, proprio di recente, il 14 giugno.

È importante sapere che il concetto di “educazione fisica” fu introdotto in Italia ai tempi del Regno di Sardegna dalla legge Casati del 1859, al Titolo V, sotto la denominazione di “Ginnastica”, obbligatoria ai soli maschi e nel 1878 il Ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Santis, nel riordinare la disciplina rinominandola “Ginnastica educativa”, sancì l’obbligatorietà dell’insegnamento anche per le donne, nelle scuole di ogni ordine e grado.

Il De Sanctis vi intravedeva una commistione di due branche quale la medicina e la pedagogia, nel grande binomio educazione-salute, recepito oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nel sistema italiano dell’istruzione è stata insegnata l’educazione fisica per un secolo, fino al 2010, quando è stato adottato il termine di “Scienze motorie e sportive”, benché, attualmente, nelle scuole dell’infanzia sia tornata la denominazione “educazione fisica”.

È doveroso ricordare l’illustre medico, filosofo e accademico italiano, di Forlì, Girolamo Mercuriale (1530/1606) il quale, per primo, teorizzò l’uso della ginnastica su base medica, come equilibrato sviluppo del corpo e della mente, da cui l’aforisma “Mens sana in corpore sano.”

Si può affermare senza ombra di dubbio che l’educazione fisica è fondamentale per i bambini della scuola dell’infanzia, per i ragazzi ed i giovani il cui insegnamento ha finalità altamente educative, anche nei linguaggi non verbali, come pure è necessaria per gli adulti, gli anziani, inclusi i così detti quelli della terza età, per valorizzarne campi specifici quali l’equilibrio, la flessibilità, la forza ed il movimento, anche in quelle persone che hanno difficoltà motorie dalla nascita o in seguito, nel corso della vita, per disparati motivi.

Una generalizzata previsione di deduzione dai redditi dei costi per tutte le attività motorie sarebbe il giusto riconoscimento per questo ambìto posto in Costituzione dello Sport nella sua più ampia accezione, con i numerosi risvolti positivi sia in termini di spesa sanitaria e sia per l’incremento in campo economico ed occupazionale.

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