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Il valore del processo

venerdì, 17 Giugno 2022
1 minuto di lettura

Siamo cresciuti in un sistema caratterizzato dall’univoco ed indissolubile comandamento del raggiungimento del risultato, che annulli completamente il suo mezzo; dell’ultimo fine in quanto tale, a discapito del procedimento. Ci hanno insegnato che il processo tramite cui raggiungere uno scopo non ha nessun valore se quello stesso scopo viene raggiunto. In sostanza il come non importa: in qualunque modo si sia ottenuto un vantaggio, questo perde di significato e consistenza – seppure con mezzi patetici, illeciti, miserabili – quando l’unico rilievo è assunto dal fine.

UN’ESPRESSIONE SENZA SVOLGIMENTO

Come se avessimo svolto i compiti in classe di matematica scrivendo solo il risultato delle espressioni e dimenticandoci di scrivere il procedimento. Eppure un’espressione è importante proprio per questo: per arrivare al fine con il mezzo. E le volte che abbiamo trascritto soltanto il risultato, probabilmente lo avevamo copiato: perché senza la dimostrazione del procedimento, il valore del numero finale non sussiste. Ed è questa l’etica del processo cui fare riferimento. Come se buttassimo del processo dialettico hegeliano il suo Aufhebung, che al contempo conserva e mette via ciascuno dei suoi momenti e si rende indispensabile per comprendere e pure superare: per negare il momento precedente ed anche affermarlo fino ad arrivare alla realizzazione dello spirito, alla sua autocoscienza.

L’ETICA DEL COME

Se non c’è il valore del processo, non esiste risultato che abbia valore in sé. Perché non esiste la dimostrazione di quel fine: e così neppure la dignità di quello scopo. La trasposizione nella realtà ci imporrebbe di pensare che pur ottenendo un grande risultato finale, sebbene tramite un procedimento indegno di quello stesso fine, lo scopo non possa considerarsi realmente raggiunto. Sarebbe ora forse di riattribuire il suo spessore, la sua autorità sostanziale al come, al mezzo propriamente detto, al percorso che ha condotto al fine; per non rischiare di essere circondati da successi fittizi, di cartapesta. Per guardarci allo specchio sapendo di meritare ciò che abbiamo: di essere effettivamente chi siamo tramite quello che abbiamo raggiunto.

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