Il 18 settembre prossimo termina il mandato novennale del Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, nominato giudice il 12 settembre 2014 dal Presidente della Repubblica, con giuramento il 18 settembre successivo.
Chi gli succederà dei tre vicepresidenti Daria De Pretis, Nicolò Zanon e Silvana Sciarra, tutti professori ordinari e con curriculum eccellenti?
Quattro cose sono certe e cioè che i tre giudici sono stati designati vicepresidenti da Giuliano Amato, a seguito della sua elezione interna a Presidente il 29 gennaio scorso; che sono stati, rispettivamente, De Pretis e Zanon nominati dal Presidente della Repubblica pro-tempore il 18 ottobre 2014 e Sciarra che è stata eletta dal Parlamento in seduta comune il 06 novembre 2014; la terza certezza riguarda la data comune del giuramento ed esattamente l’11 novembre 2014, che corrisponde alla data dell’insediamento e da cui decorrono i nove anni di mandato, come prevede l’articolo 135 della Costituzione e non possono essere nuovamente nominati.
L’11 novembre 2023 avremo, contestualmente, addirittura tre posti da integrare, di cui due occupati da donne che, attualmente, sono appena quattro su quindici; la prima Presidente è stata l’attuale Ministra della Giustizia Marta Cartabia, dall’11 dicembre 2019 al 13 settembre 2020.
Mentre la quarta certezza, come già detto, riguarda il Presidente Giuliano Amato che è stato nominato giudice della Corte Costituzionale dal Presidente della Repubblica pro-tempore il 12 settembre 2013,
prestando giuramento il 18 settembre successivo ed entro la data del 18 settembre prossimo, proprio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrà nominare altro giudice. In effetti, il primo comma
dell’art. 135 recita che: “La Corte Costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative”.
A parte le altre sentenze di interesse che saranno pubblicate fino al termine del mandato del Presidente della Corte Costituzionale di Giuliano Amato, Professore e giurista, nonché Ministro e presidente del Consiglio di lungo corso, la sua figura passerà alla storia sia per aver instaurato una forma di trasparenza con le anticipazioni delle decisioni attraverso i “comunicati stampa”, facendo emergere anche una velata
“opinione dissenziente” come per l’ammissibilità dei quesiti referendari, nell’affermare che alcuni erano stati votati all’unanimità ed altri a maggioranza e sia per la chiara pressione al Parlamento in materia di ergastolo ostativo, nel concedergli l’ultimatum di ulteriori sei mesi di tempo, la cui scadenza è fissata all’otto novembre 2022.
Ma la sentenza a cui sarà legato il nome del Presidente Amato, insieme a quello della redattrice Emanuela Navarretta – molto apprezzata dai genitori e dai figli – è quella riguardante il doppio cognome della prole per le modifiche importanti all’art. 262 del codice civile e per il superamento delle violazioni di cui agli art. 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Non mancherà, comunque, la conseguenza di un vasto contenzioso sia per il passato e sia per i casi di divorzio, di separazione e di annullamento del matrimonio, a parte il rompicapo – per inciso – attorno alla determinazione del codice fiscale, attualmente di tre lettere per il cognome e di tre per il nome (sedici caratteri alfa numerici).
Anche in questo caso la Corte Costituzionale ha auspicato che il Parlamento possa compenetrarsi nella delicatezza ed urgenza della questione, specie quando ha precisato che le norme dichiarate costituzionalmente illegittime riguardanti l’attribuzione del cognome del figlio, sono immediatamente esecutive con l’avvenuta pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.