Approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti la relazione sul rimpatrio volontario e assistito nella gestione dei flussi migratori, che a livello europeo, assumono un rilievo crescente. Il rimpatrio volontario assistito è un’opzione privilegiata rispetto al rimpatrio forzato, non solo per la sicurezza e la dignità delle condizioni di ritorno, ma anche per le opportunità di reinserimento in ipotesi di rientro nei Paesi di origine.
La Corte reputa essenziale una valutazione dell’assetto organizzativo dell’Ufficio Rimpatri volontari assistiti (incardinato nella Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del Ministero dell’Interno) sotto il profilo dell’adeguatezza delle risorse umane, strumentali e finanziarie volte a garantire l’autonoma gestione dei programmi stessi. “Per il miglioramento dei programmi sarebbe essenziale il rafforzamento delle funzioni di monitoraggio e valutazione dei risultati conseguiti, attraverso specifica metodologia basata su indicatori coerenti con gli standard comunitari, che consenta anche analisi comparative e la diffusione della conoscenza delle migliori pratiche”, sottolineano i magistrati contabili.
In linea generale, nel nostro Paese, i risultati conseguiti con i programmi attuati in materia sono inferiori agli obiettivi fissati nel Programma nazionale del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020 e, in termini assoluti, il numero di rimpatri volontari assistiti non è particolarmente elevato rispetto a quello registrato da Stati quali la Germania e la Francia. La gestione operativa dei progetti, proseguono i giudici contabili, potrebbe essere affidata ad un unico ente (in forma singola o associata) anche su base territoriale, vista la positiva esperienza di diversi Paesi Ue, distinguendola da quella di informazione e sensibilizzazione dei potenziali beneficiari. Secondo la Corte “l’implementazione di misure complementari può accrescere, sia a livello qualitativo che quantitativo, i risultati dei progetti, garantendo, di intesa con gli enti locali, misure di supporto prima della partenza (sistemazioni abitative provvisorie per i soggetti fragili e, sulla base di accordi con il MAECI e l’AICS, progetti di cooperazione allo sviluppo per ritorni maggiormente sostenibili nei Paesi di origine).
Sono auspicabili anche protocolli tra il Ministero dell’Interno, il Ministero della Salute e le Regioni, per il rimborso, entro un tetto massimo predefinito, dei costi necessari a garantire ai migranti infermi l’assistenza, durante il viaggio, di personale medico o paramedico e percorsi di accompagnamento fino al raggiungimento delle famiglie di origine o delle strutture sanitarie”. In conclusione, per i giudici contabili “vi sono le premesse perché il rimpatrio volontario, insieme al rimpatrio forzato e ai canali di ingresso regolare per motivi di studio, lavoro e ricongiungimento familiare, possa costituire strumento efficace per la gestione dei flussi migratori, a seguito di interventi correttivi e appropriate sinergie”.