Un dibattito a più voci sul futuro del sistema agroalimentare ha messo a confronto, ospiti del campus di Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, esperti di produzione alimentare, umana, animale e di approvvigionamento energetico, settori messi a dura prova dal conflitto esploso ai confini dell’Europa.
Nell’attuale momento di storica trasformazione del sistema energetico, l’Europa deve ricorrere a tutte le possibili soluzioni per garantire i tre obiettivi classici della politica energetica: sicurezza degli approvvigionamenti, competitività e sostenibilità e il settore agricolo può offrire un contributo importante per mantenere in equilibrio questo triangolo anche durante una crisi geopolitica profonda come quella attuale. Promotore del convegno “L’impatto del nuovo contesto geopolitico sul futuro del sistema agro-alimentare: crisi congiunturale o cambiamento strutturale?” il professor Simone Tagliapietra, ricercatore della facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica, hub dell’innovazione agro-alimentare e digitale collocato nel cuore di un territorio strategico per l’agrifood italiano ed europeo.
Il dibattito è stato introdotto dal professor Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha sottolineato come i problemi complessi innescati dalla globalizzazione siano affrontabili solo attraverso un pensiero originale, una ricerca scientifica proiettata verso l’innovazione e volta ad affrontare le nuove criticità che hanno colto il mondo di sorpresa: epidemia di Covid, la guerra in Europa, ora il vaiolo. “Tutto nuovo, tutto da ripensare – dice -.
Serve originalità di pensiero, le Università sono decisive per affrontare situazioni complesse”. Al centro della discussione, la crisi profonda che ha investito l’Europa e ha portato a un aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, creando un problema epocale per chi è chiamato a sfamare il pianeta; secondo Tagliapietra, grazie a buone politiche pubbliche che puntino, come previsto nella strategia RepowerEu, su bioenergie e agri voltaico “l’Europa potrà uscire dalla crisi attuale non solo in modo più resiliente sotto il profilo energetico, ma anche forte della creazione di nuove filiere industriali, con benefici in termini di crescita economica e creazione di posti di lavoro”.
Del resto, questa sembra essere l’unica strada possibile se, come evidenziato da Lea Pallaroni, Segretario Generale Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici “la spinta all’utilizzo energetico dei co-prodotti dell’industria alimentare rischia di mettere in ulteriore difficoltà il sistema mangimistico che utilizza circa 9 milioni di tonnellate di sottoprodotti e co-prodotti dell’industria alimentare; in un contesto di difficoltà sia energetica che di food security “le strategie nazionali devono considerare la gerarchia di utilizzo delle risorse: Food, Feed.
Il conflitto e la pandemia hanno messo in luce la preoccupante dipendenza dell’Italia e dell’Europa dalle produzioni mondiali, attivando processi di ripensamento delle strategie di approvvigionamento: secondo Guglielmo Gennaro Auricchio, presidente Giovani Imprenditori di Federalimentare, in una simile congiuntura economica e sociale è “fondamentale che il tessuto imprenditoriale italiano sia molto attento all’efficienza per garantirsi continuità, ma è altrettanto necessario che si stimolino gli investimenti in tecnologia e in formazione delle persone, così da trovarsi con i mezzi idonei a ritornare a crescere a livello di sistema paese una volta superato il momento di mercato complicato che stiamo vivendo”. L’investimento sulla formazione ha assunto forma concreta nelle borse di studio che, al termine della tavola rotonda, Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e Syngenta Italia S.p.a hanno consegnato ai futuri manager dell’agroalimentare formati dalla facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’ateneo.