“Chi ricerca trova” è l’evento che ha promosso una riflessione sul futuro della ricerca sanitaria e farmaceutica. Svoltosi ieri presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, ha dato vita a un dibattito sulle opportunità che la ricerca può consentire di cogliere sia con l’autonomia farmaceutica auspicata a più riprese dal nostro Paese e dall’Europa, sia con una risposta concreta alle carenze terapeutiche che ancora scontano, purtroppo, moltissimi cittadini.
L’iniziativa, moderata dal Direttore di Formiche e di Healthcare Policy, Flavia Giacobbe, ha ospitato gli interventi del Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, che ha ricordato: “Con il Covid abbiamo imparato che quando si parla di ricerca nel settore della salute il passaggio dalla ricerca all’applicazione su larga scala è possibile ed è possibile in tempi stretti, se focalizziamo i nostri sforzi su una sfida, una missione comune. In Italia, nel settore delle scienze della vita, quando c’erano più fondi per la ricerca, si sono formati tanti piccoli gruppi che ora creano un’idea di frammentazione e di competizione non produttiva. Quello che occorre fare è riuscire a convogliare questi gruppi che sanno fare ricerca in un sistema di centri o reti: con le risorse del PNRR per i grandi progetti di ricerca gestiti dal MUR non vogliamo far nascere nuove strutture ma creare la rete delle strutture che già fanno ricerca oggi e coordinarle tra loro. Questo permette di raggruppare gli sforzi”. “Uno dei Centri nazionali sarà quello per lo sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA. Sarà formato da tantissime unità di ricerca, pubbliche e private, dell’università, degli enti di ricerca e delle imprese, che si mettono in rete per dare all’Italia quell’ossatura che è mancata durante il Covid.
Questa possibilità di mettere in rete dà più sicurezza e più forza al sistema. Nell’ambito sanitario, infatti, la trasversalità dei saperi è fondamentale. Non esiste solo l’essere medico, ci sono tantissime figure importanti per poter fare innovazione in campo sanitario. Medicina, biologia, fisica, chimica, ingegneria, ma anche psicologia, sociologia, economia, l’aspetto educativo: il campo sanitario è estremamente trasversale. Una trasversalità che deve essere tradotta in Italia con strategie operative su una serie di temi”. “C’è, infine, un aspetto fondamentale da ricordare quando si parla di ricerca: non bastano i finanziamenti, sono le regole che devono cambiare. Se non saremo rapidi in questo cambiamento, avendo puntato molto anche sulla collaborazione tra pubblico e privato, rischiamo di non avere un risultato sufficientemente valido e soprattutto stabile degli investimenti che stiamo facendo oggi, soprattutto in campo sanitario. Se non rendiamo più attrattiva e più semplice la sperimentazione clinica, la fase di ricerca, le nostre imprese continueranno a fare ricerca all’estero e i nostri ricercatori continueranno ad andare all’estero per fare ricerca. È molto importante lavorare velocemente sulle riforme che rendono il passaggio ricerca, applicazione e mondo profit un po’ più ‘normale’”.
Le ha fatto eco il Professor Guido Rasi secondo cui: “L’Italia e l’Europa devono diventare più ambiziose nell’ambito della Innovatività e della Ricerca. Non è sufficiente creare nuove agenzie o destinare risorse economiche, oltre a questo, bisogna agire su tre pilastri soprattutto per l’Italia: Internazionalizzazione dell’Accademia; profonda revisione del rapporto degli investimenti pubblici e privati; attrattività della carriera di ricerca scientifica”. Dello stesso avviso la Senatrice Annamaria Parente, Presidente della Commissione Igiene e Sanità, che ha sottolineato come: “Dopo il Covid-19 abbiamo capito quanto sia importante creare un nuovo modello di sanità per tutelare i cittadini. All’inizio della pandemia ci siamo ritrovati a combattere contro il virus a mani nude, senza vaccino e senza dispositivi di sicurezza. Non dobbiamo mai più farci trovare impreparati davanti alle emergenze. È necessario valorizzare la ricerca e la produzione in campo farmaceutico, che vanno considerate alla stessa stregua della difesa di un Paese
È fondamentale rafforzare la politica industriale del Paese, considerando il farmaceutico una leva della difesa. Bisogna finanziare e sostenere l’intera filiera che parte dalla ricerca e arriva alla produzione, passando dal sostegno ai professionisti. Accanto al Piano industriale per il farmaceutico ci deve essere infatti anche un piano di risorse per il personale e la formazione. Non possiamo avere i laboratori di genetica senza personale. Bisogna affrontare il sostegno all’occupazione in questo settore attivando una vera sinergia tra pubblico e privato. Abbiamo molte eccellenze in Italia ma facciamo poche politiche di sistema. Dobbiamo invertire la rotta. E, in questo senso, un vero esempio di sistema e coordinamento tra pubblico e privato può essere il Biotecnopolo di Siena al quale l’ultima legge di Bilancio ha assegnato 9 milioni per il 2022 con il sostegno di tutte le forze politiche”.