Si è perso un po’ il lume della ragione. Qualche animo nobile gioisce perchè la Russia sta conquistando il Donbass, qualche altro si preoccupa che si voglia umiliare la potenza militare di Mosca.
La guerra non è una partita di calcio in cui si possa tifare ciecamente per una parte o per l’altra.
In questo conflitto c’è un Paese aggressore e un Paese aggredito. Metterli sullo stesso piano è un errore.
Bisogna usare lucidità per trovare una via d’uscita che risolva e non complichi i problemi.
Perseguire l’umiliazione di un popolo è disgustoso e pericoloso. L’errore commesso verso la Germania dopo la Prima guerra mondiale dovrebbe aver insegnato qualcosa. È sbagliato, dunque, puntare all’umiliazione della Russia. I popoli occidentali non sono nemici del popolo russo.
È stato il capo del popolo russo a interrompere bruscamente e senza motivo i rapporti amichevoli e di cooperazione economica con l’Europa scatenando un’aggressione brutale contro un Paese sovrano. È sempre da qui che bisogna partire. Esigere che venga ripristinato il diritto internazionale violato da Putin significa voler umiliare Mosca? Fare il contrario significherebbe umiliare l’Ucraina.
Filo-putiniani e pacifisti privi di logica dicono: mettiamo fine al conflitto dando alla Russia il tanto agognato corridoio che colleghi il controllo del mare d’Azov con la Crimea. Ma questo significherebbe privare l’Ucraina di suoi territori vitali e del suo sbocco sul mare. Sarebbe un’umiliazione assurda e inaccettabile per Kiev.
Stesso discorso vale per il Donbass. È territorio dell’Ucraina invaso dalla Russia. Se il problema è dare autonomia e garanzie alle popolazioni locali russofone, è giusto fare una trattativa che costringa Kiev a fare concessioni. Ma non è accettabile che la Russia pretenda di occupare stabilmente questi territori o di considerali un suo protettorato.
Se la Russia perde sul campo è solo colpa sua, non è un’umiliazione inferta dal perfido Occidente che aiuta gli ucraini a difendere il loro Paese.
Putin potrebbe mettere fine onorevolmente a questa guerra se solo dicesse: cessiamo le ostilità trattiamo su uno statuto speciale per le regioni di Donetsk e Lugansk e, a pace fatta, via le sanzioni occidentali.
Questa non sarebbe un’umiliazione ma una scelta responsabile, l’unica che metterebbe fine a questa tragedia. Ma se si ostina a coltivare sogni di conquista, ancorché ridimensionati, Putin dovrà mettere nel conto i costi militari, economici e politici di questa scelleratezza.
Nessuna umiliazione nè per Mosca nè per Kiev. Ma nessuna concessione a chi vuole sopraffare un altro Paese.