martedì, 17 Dicembre, 2024
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I tassi si svegliano dal letargo? Nessuna paura

Correva l’anno 2020, il mese di  febbraio per l’esattezza, quando i governanti di mezzo mondo si resero conto che la pandemia da Covid-19 avrebbe avuto un impatto rilevante a livello globale e cominciarono ad adottare misure straordinari a sostegno dell’economia.

Il 2020 era partito in maniera straordinariamente difficile ma, dal mese di marzo, i mercati  evidenziarono un andamento positivo, andando a scontare gli effetti delle misure monetarie e fiscali introdotte per dare sostegno all’economia. Nel 2021 alla positività sui mercati si è aggiunta una forte ripresa dell’attività economica, grazie anche all’efficacia delle campagne vaccinali ed alle conseguenti riaperture. Le pressioni al rialzo sulle dinamiche inflazionistiche erano già in nuce nel 2021, e si sono ulteriormente intensificate in questa prima parte del 2022, dove, pur in presenza di un quadro di crescita ancora positivo, i mercati finanziari hanno evidenziato un grande nervosisimo.

Poi il rialzo dei tassi, tra falchi e colombe

Le Banche Centrali hanno il chiaro intento di favorire un ritorno del ciclo economico a condizioni di normalità e sostenibilità nel corso del 2023, ma l’obiettivo di ridurre l’inflazione comporta la possibilità di sacrificare parte della crescita economica ed è per questo che i mercati finanziari stanno vivendo una fase di incertezza. Il movimento dei tassi è il vero elemento di destabilizzazione a livello dei mercati finanziari, movimento al rialzo che è avvenuto in due fasi. La prima è avvenuta nel corso del 2021, quando dopo aver toccato i minimi durante le fasi di maggiore incertezza legate alla diffusione della pandemia, hanno cominciato a risalire e si sono stabilizzati su livelli maggiormente coerenti con l’evoluzione del quadro di crescita. Questa prima normalizzazione dei tassi è stata interpretata come “positiva” dai mercati ed è stata accompagnata da un recupero dei listini azionari.

Da inizio 2022, i tassi hanno continuato a salire, ma questa seconda fase di normalizzazione è stata considerata in maniera “negativa” da parte dei mercati, poiché finalizzata a ridurre una crescita eccessiva. Mentre la prima fase di risalita del 2021 è stata ben tollerata dagli investitori, questa seconda del 2022 ha prodotto fasi ribassiste su tutti i mercati finanziari. Come riportato da Investing, secondo Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management, il picco dell’aggressività della Fed sull’inflazione è vicino, se non già superato. Lo studioso crede che Powell dovrà prendere atto che le pressioni sui prezzi inizieranno ad allentarsi nei prossimi mesi, ma il recente aumento dei rendimenti obbligazionari testimonia che l’approccio hard della Fed abbia già prodotto i suoi effetti sui mercati: il rialzo dei tassi a maggio e l’annuncio di altri in arrivo sarebbe già stato scontato, e c’è motivo di credere che non si realizzeranno le aspettative più pessimistiche degli investitori sulla stretta monetaria.

Il Tesoro alle prese con le nuove emissioni: Btp indicizzato all’inflazione

E mentre nel nostro Paese l’inflazione a maggio sale al 6%, dal 20 al 23 giugno il Tesoro terrà il nuovo collocamento per il nuovo BTp Italia, prevedendo un doppio premio fedeltà. Il ministero dell’Economia ha annunciato una nuova emissione del titolo di Stato indicizzato all’inflazione nazionale destinato ai risparmiatori individuali, in agenda da lunedì 20 a giovedì 23 giugno. Rispetto al passato ci sono alcune novità. Una ricalca il doppio premio fedeltà già usato per il Btp Futura, ma a differenza di questo sarà fisso e non legato a parametri. Per il risparmiatore retail un premio sarà corrisposto durante la vita del titolo e uno alla scadenza finale per coloro che lo avranno detenuto continuativamente.

Considerazioni: aspettare, entrare o uscire?

Secondo molti esperti, segnali dello scenario suggeriscono che i principali temi che stanno causando nervosismo sui mercati potrebbero evolvere in senso più favorevole rispetto ai timori attuali e, peraltro, i mercati finanziari stanno iniziando ad incorporare delle opportunità in ottica di medio termine.

Per coloro che sono già detentori di portafogli diversificati, potrebbe essere un errore cedere all’impulso di disinvestire rinunciando alle potenzialità di recupero delle varie asset class. Mantenere l’investimento è la raccomandazione che la storia dei mercati finanziari e gli esperti prediligono, ed anzi, nel rispetto del proprio profilo di rischio, iniziare a comprare a prezzi estremamente attraenti.

Coloro che invece detengono eccessiva liquidità sul conto corrente, può essere il momento di valutare l’ingresso nelle altre asset class.

È allora importante non rinunciare alla diversificazione verso tutte le asset class, attuata ovviamente in coerenza con il proprio profilo di rischio-rendimento, per cercare di attenuare gli impatti delle fasi di ribasso dei mercati e per cogliere le potenzialità di crescita.

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