sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Continua la danza macabra dei generali russi. Un uomo solitario al comando

Da un lato Putin canta vittoria sul Donbass dall’altro rimuove il comandante di quelle operazioni.

Strano. Del generale Dvornikov non si hanno notizie da giorni. Era la carta vincente  sfoderata dal Cremlino come una spada imbattibile per arrivare alla vittoria in tempi brevi. Dvornikov si era conquistato sul campo dei massacri ad Aleppo e altre città siriane l’eloquente epiteto di “macellaio della Siria”. Anche per lui sembra essere suonata la campana della sostituzione.

È normale, durante una guerra un avvicendamento alla guida delle operazioni militari. Dopo Caporetto l’Italia sostituì Cadorna con Diaz e un anno dopo la vittoria arrivò.

Ma nel caso della guerra in Ucraina i generali russi sembrano essere foglie fragili che cadono dall’albero del potere con una frequenza eccessiva.  

Putin non ha avuto fortuna con i suoi comandanti militari. Una quindicina sono stati uccisi dagli ucraini  in combattimento, caso più unico che raro: i generali non dovrebbero essere in prima linea. Un’altra decina Putin li ha destituiti brutalmente. Alcuni sono finiti dietro le sbarre altri -si dice- sottoterra. Le relazioni con i due dioscuri della politica militare, Gerasimov e Shoigu non sono mai stati rosei e lineari. E non parliamo degli avvicendamenti nelle varie sezioni dei servizi segreti, materia che nessuno dovrebbe maneggiare meglio di Putin.

Ci si chiede: può una grande potenza militare subire tanti elettroshock in soli tre mesi nelle cabine di comando delle forze armate? E perchè questo avviene?

I motivi possono essere tanti e non li conosciamo. Ma uno ci pare evidente. Se Putin cambia così spesso e così improvvisamente opinione sui suoi fedelissimi generali o non li conosceva bene -ed è inammissibile per uno che è al potere da 22 anni- oppure addossa loro responsabilità di scelte che sono state adottate altrove. 

È, forse, questo il segnale più evidente che Putin non è più un uomo solo al comando, ma è un uomo solitario nella stanza dei bottoni. Fa e disfa strategie e scelte; non ascolta nessuno forse perchè non si fida più di nessuno. Come tutti coloro che sono al potere da troppo tempo e che sperano di restarci a vita, non ammette i suoi errori. E tutto questo innesca una spirale che rischia si soffocarlo. Più della malattia o di altro, Putin diventa vittima del suo sistema di potere che da assoluto sta diventando solipsistico. D’altronde è sempre convinto che il liberalismo democratico, che lui guarda dall’alto in basso non è una buona soluzione per governare. Quindi…..

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