mercoledì, 15 Gennaio, 2025
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Il rublo non può sfidare il dollaro

Le gravi difficoltà dell’economia russa, i rischi di tensioni sociali in molti Paesi, a causa dei contraccolpi della guerra in Ucraina, e l’urgenza di distribuire il grano disponibile per evitare una devastante  crisi alimentare. Su questi temi abbiamo intervistato il Prof. Ubaldo Livolsi, banchiere ed advisor, esperto internazionale dei mercati finanziari.

Prof. Livolsi, la Banca centrale russa taglia i tassi di interesse dal 14% all’11% e si prepara a ulteriori sforbiciate. Il messaggio arriva forte e chiaro dove Mosca vuole che arrivi: sul mercato dei cambi, dove il rublo si era issato ai massimi dal 2015 sul dollaro, protetto dalle misure di controllo dei capitali introdotte dal governo russo e dalla sua Banca centrale a ridosso dello scoppio della guerra, ma che adesso minacciano le entrate fiscali e le esportazioni russe. Il rublo sta sfidando il dollaro?
Sul mercato dei cambi il rublo nelle ultime settimane si era apprezzato molto, come lei dice, protetto dalle misure di controllo dei capitali introdotte dal Governo e dalla Banca centrale, poi è iniziata la fase di correzione. Solo la settimana scorsa, la moneta russa aveva toccato 55 sul dollaro, poi è scivolata a quota 65 (65 rubli per un dollaro). Il rublo si era rivalutato troppo, rischiando di porre in grande difficoltà le esportazioni. La Banca centrale ha quindi tagliato i tassi di interesse dal 14 all’11% e si prepara a nuove sforbiciate. Tuttavia, il vero problema sul fronte della finanza e dei conti pubblici di Mosca, è che il debito non venga rimborsato e che il Paese vada tecnicamente in default. Ciò a causa dell’esclusione di gran parte delle banche russe dai circuiti internazionali di pagamento. Inoltre, il Tesoro Usa non ha rinnovato la licenza che, nel quadro delle sanzioni, consentiva a Mosca di continuare a pagare a scadenza le proprie obbligazioni in mano a investitori americani tramite banche statunitensi. L’andamento del rublo è la conseguenza di una situazione incerta, come non può che essere quella di un Paese in guerra e che ha contro di sé la coalizione politico-economica dei Paesi più ricchi dell’occidente. Anche per questo possiamo dire che il rublo non è in grado di sfidare il dollaro. La condizione della valuta russa dimostra che essa non può essere migliorata solo con scelte di politica monetaria, ma deve essere ponderata in funzione dell’economia reale. Molto interessante e rilevatore in tale prospettiva, quanto ha affermato la governatrice della banca centrale russa, Elvira Nabiullina: “I prossimi trimestri non saranno facili. Mentre l’economia si sta adattando, sarà dura per imprese e cittadini”.

Lo Sri Lanka è andato in default. Il Paese, colpito da un’inflazione galoppante verso il 40%, ha congelato i pagamenti del suo debito perché non ha sufficienti riserve per pagare le importazioni di carburante e gas. Ora gli analisti guardano alle possibili prossime vittime della guerra. Fmi è in trattative con Egitto, Tunisia e Pakistan che effetto avranno le problematiche dei paesi emergenti sull’economia globale?
Lo Sri Lanka sta vivendo una situazione drammatica, esemplare del contesto globalizzato. Ha sofferto prima del calo del turismo connesso al Covid-19, adesso risente anche dell’aumento del costo del grano. Nel Paese mancano medicinali, carburante, cibo. La polizia è stata autorizzata a sparare sulla folla. Colombo ha chiesto aiuto all’FMI perché non è in grado di pagare la prima tranche di interessi sul debito estero di ben 51 miliardi. Per completezza, vanno ricordati anche gli errori e le responsabilità della dinastia politica dei Rajapaksa, che governa da 17 anni l’ex Ceylon. La situazione potrebbe estendersi a Paesi il cui peso non solo economico, ma anche strategico, vale molto di più di quello della ex colonia britannica. Lei cita correttamente Egitto, Tunisia e Pakistan – quest’ultimo non dimentichiamo è una potenza nucleare -, ma possiamo anche ricordare la situazione di Argentina, Ecuador e Libano. Questi paesi, per diverse ragioni, potranno essere anch’essi a rischio default, o lo sono già tecnicamente, con conseguenti gravi tensioni sociali. Tutto ciò andrebbe ad ingigantire quel clima di incertezza che grava sul mondo, scatenando dinamiche incontrollate e incontrollabili. Pensiamo al tema per esempio della migrazione dalle coste africane verso quelle italiane ed europee. Non poteva essere altrimenti in un contesto globale come l’attuale. Il nostro pianeta ha vissuto prima il cigno nero della pandemia, oggi deve confrontarsi con quello dell’invasione russa un Ucraina. Due colpi terribili. Da questa condizione si potrà uscire solo con la fine della guerra. Il senso di responsabilità di tutti i leader – a partire da Vladimir Putin – gli Stati, le organizzazioni e le istituzioni internazionali hanno l’obbligo di dare risposte coordinate, sostenibili e il più possibile condivise, per non distruggere il precario equilibrio in cui si trova oggi l’economia globale.

Il mondo ha solo dieci settimane di grano rimaste nei magazzini a causa della guerra in Ucraina. L’ India ha vietato le esportazioni di grano nelle ultime settimane. Questa è una situazione insostenibile che avrà ripercussioni mai viste sull’economia reale cosa ne pensa?
La situazione è drammatica, come dimostrano i dati. La Russia e l’Ucraina insieme producono il 28% del grano del mondo. Nei depositi e sulle navi ancorate nei porti ucraini ci sono 22 milioni di tonnellate di derrate e se la situazione non si sbloccherà le zone più povere di Asia e Africa rischieranno una carestia che potrebbe estendersi. Un Paese come il nostro, sbarco naturale per chi vuole lasciare la povertà dall’Africa, rischia di subire una nuova immigrazione illegale drammatica. Alcuni fonti vicine al Governo parlano di 400mila arrivi se la situazione non sarà risolta e già la nostra ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha espresso i suoi timori a Palazzo Chigi e a Bruxelles. La Russia si dice disposta a fare partire le navi, ma in cambio del ritiro delle sanzioni occidentali, condizione inaccettabile per lo schieramento avverso a Mosca. Come sottolineato nel Consiglio europeo di questi giorni, l’Ue sta cercando soluzioni alternative, a partire come il traporto via terra. In questo clima di incertezza, alcuni Paesi, come l’India, trattengono per sé il surplus. La soluzione anche qui passa dalla conclusione della guerra e dai negoziati, ma per come le cose si stanno evolvendo, ci vorrà del tempo.

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